Intanto c’è malessere perché Trump non ha telefonato a Giuseppe per dirgli: guarda che io adesso faccio secco Qassem Soleimani a Bagdad. Vedeste il broncio. Palazzo Chigi è da giorni in chat fittissima con via Veneto, sede dell’ambasciata Usa che replica: «Guardate che non l’abbiamo detto neanche a nostra zia, perché lo dovevamo dire proprio a voi?». Rapporti speciali, si frigna. «Ma de che? (like what?)». rispondono quelli.

Anche qui, cari giovani: vi assicuro che una volta non era così. L’America al massimo avvertiva gli alleati quando cominciava una guerra. Non so se avete visto l’altro giorno Trump: non ci sarà nessuna guerra, state tranquilli e tornate alle vostre case. Sembrava il vero Papa. Il papa Bonifazio che faceva Dario Fo in Mistero Buffo anni Sessanta. Intanto Giuseppe resta imbronciato e c’è tristezza.

Qui in casa, a ogni talk show tutti i governativi di passaggio dicono: “Grazie alla nostra manovra abbiamo trovato 23 miliardi per salvare l’Iva”. Tutti i giorni sei volte al giorno da due mesi. Contatele anche voi. Tu gli chiedi che pensano dell’idrologia e rispondono che hanno contenuto l’Iva. Chiedi della tenuta del governo, idem. Iva. Ecco perché dedico queste righe ai più giovani. Per rassicurarli che la loro sensazione è vera: tutto ciò non ha alcun senso. È una novità che nasce da un fenomeno geneticamente modificato di quella scatola di Lego che noi chiamiamo frettolosamente democrazia.

Il fenomeno è questo: l’attuale Parlamento, con tutti i suoi componenti di ogni partito, maschi e femmine, senatori e deputati, ha approvato consecutivamente e a distanza di pochi giorni, sia il governo più di destra che si sia mai visto negli ultimi vent’anni, sia quello più di sinistra possibile. È dunque qualcosa che si colloca – per anomalia e suggestione – a metà fra l’aurora boreale e il miracolo di San Gennaro. Sì, avete ragione, stiamo scivolando nel mistico. O, comunque, stiamo scivolando. Spero però che non saltiate a conclusioni affrettate sullo stato mentale della politica che, come ogni stadio dell’Alzheimer, è lento ma, con l’aiuto della genetica, forse reversibile.

Un altro fenomeno probabilmente dovuto ad una cattiva circolazione del CO2 si verifica, nei talk di ogni fascia oraria in cui compaiono membri di antichi governi di centro-destra, i quali con spigliatezza gridano: «Noi sbagliavamo tutto, ma almeno prendevamo delle decisioni! Catastrofiche, è vero: ma pur sempre decisioni!».

Curioso, vero? Che cosa è meglio: prendere una decisione sbagliata oppure non prenderne alcuna? Alla Fiera del Levante hanno brevettato un Renzi-converter: è come un mini-frigo contenente un algoritmo grazie al quale si vede in tempo reale se un provvedimento governativo e una legge elettorale convengano o no a Renzi, che deve sempre decidere se è meglio la gallina oggi o l’uovo domani.

In America vecchi amici del New York Times tornano a chiedermi (pensavano che stessi scherzando la prima volta) come fa uno stesso Parlamento a fornire su richiesta in carta semplice, diverse maggioranze totalmente opposte a piacere.

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Giornalista e politico è stato vicedirettore de Il Giornale. Membro della Fondazione Italia Usa è stato senatore nella XIV e XV legislatura per Forza Italia e deputato nella XVI per Il Popolo della Libertà.