L'editoriale
Ritratto di Charles De Gaulle, l’uomo che terrorizzò l’Italia
REFERENDUM IN ALGERIA
Ma intanto, si può dire che la crisi francese del 1958 aveva prodotto in Italia una forte voglia di presidenzialismo, chiesto a viva voce da persone come Edgardo Sogno, medaglia d’oro della Resistenza e poi incriminato per tentativo di colpo di Stato. Non tutto quel che accadde in Italia dalla presa del potere di De Gaulle in poi fu addebitabile all’influenza della vicina Francia, ma la tentazione era palpabile. Da noi seguitavano a succedersi le crisi di governo, mentre la Francia appariva stabile e coesa. Inoltre, De Gaulle non esitò a tradire il suo stesso elettorato colonialista concedendo il referendum sull’indipendenza dell’Algeria, vinto dai patrioti algerini sul suolo francese. E quando l’Oas, l’organizzazione terroristica militare degli oltranzisti di destra, cominciò a colpire sul territorio tripolitano, il generale de Gaulle, seguendo una tradizione francese nata con Robespierre, proseguita con Napoleone e mai abolita (chi ricorda il film Nikita sa di che cosa si parla) istituì gruppi di assassini di Stato, i barbouzes, che procedettero all’eliminazione fisica di tutti coloro che non erano stati arrestati e messi in galera.
La Francia era un paese incomparabilmente diverso dall’Italia, malgrado il persistente mito della cuginanza. E il suo comportamento ambiguo e diviso durante la seconda guerra mondiale era stato a malapena riscattato dalla resistenza di De Gaulle e dei gollisti ai tedeschi, quando i comunisti ancora non sapevano decidersi, ma in realtà americani e inglesi non avevano alcuna simpatia per Charles De Gaulle neppure durante il suo periodo d’esilio a Londra quando pretendeva di avere pari dignità e al quale sia Roosevelt che Churchill avevano inflitto, d’accordo con Josef Stalin, l’offensiva esclusione dagli accordi di Yalta. Eisenhower detestava il generale francese e così lo detestava John Kennedy. Inoltre il generale non voleva un’Europa che includesse gli inglesi, ma aperta fino agli Urali, cioè con una relazione speciale con i sovietici. Mise in crisi la Cia quando si recò a Mosca e pronunciò un impeccabile discorso in russo, sorprendendo tutti perché non si sapeva che lo sapesse parlare. Infatti non parlava russo, ma aveva imparato a memoria un discorso in russo. La Francia aveva, e ancora ha, un impero. La Francia aveva e ancora ha colonie (la Nuova Caledonia) e Territori d’oltre mare in America, oltre a un’armata che risiede e combatte le sue silenziose guerre nell’Africa Occidentale francofona dove protegge o depone despoti.
L’ENI DI ENRICO MATTEI
L’Italia del dopoguerra era un Paese totalmente piegato al filoamericanismo di facciata, con una fortissima componente filoaraba necessaria specialmente all’Eni per la sua politica estera in conflitto con quella francese. Secondo molte ricostruzioni il creatore e presidente dell’Eni, Enrico Mattei, fu assassinato dai servizi francesi che sabotarono il suo aereo. L’Eni del resto sosteneva apertamente l’indipendenza delle colonie francesi ed era considerato a Parigi un’entità nemica. Charles de Gaulle era un uomo altissimo, ufficiale studioso della guerra meccanizzata ed era l’uomo che aveva mantenuto la Francia unita dal suo rifugio a Londra (accolto e odiato da Winston Churchill, mentre la patria battuta ignominiosamente dai tedeschi, inferiori per numero e armamenti, marciavano sotto l’Arco di Trionfo a Parigi. Il brutto era che i comunisti francesi, mentre era in corso l’alleanza fra Hitler e Stalin fino al giugno del 1941, riempivano la capitale di manifesti in cui scrivevano “Bravo, camarade allemand” che combatti insieme a noi contro l’imperialismo inglese e il capitalismo borghese. Jacques Duclos, segretario, andava in ufficio nell’ambasciata sovietica scortato dalle SS e la flotta francese, passata ai tedeschi, era stata attaccata e affondata dagli inglesi. Il generale era l’unico vice della Resistenza ed era una voce militare e di destra. Poi Hitler rovesciò il fronte invadendo l’Urss e le cose cambiarono, ma la memoria francese registrò che il giovane genarle era l’unico degno di rappresentare la nazione.
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