Il provocatore
Ritratto di Vincenzo De Luca, leader vero che sa scegliere e decidere
Magari Conte potrebbe farsi dare qualche lezione. Il nostro Presidente del consiglio per caso è uno che si mangia le finali quando si sente incerto e spreca a ruota libera il tempo suo e di tutti noi. Potrebbe prendere delle decisioni nette, serie. Non lo fa. Forse perchè non ha fegato, forse perché è impomatato. Mentalmente. Chi invece ha fegato è il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, che ha un tono sì, da protagonista ma amaro: niente fronzoli e va dritto al punto cutting to the chase come dicono gli americani: dritto al punto. Se ne è accorta la splendida Naomi Campbell che ha rilanciato sottotitolato in inglese una delle frasi di successo di De Luca, quando dice: «ho sentito dire che qualcuno vuole fare una festa di laurea.: be’, se lo fate io vi mando i carabinieri, ma col lanciafiamme: We will send the police, with flamethrowers». Un successo mondiale.
Molti dicono che il governatore campano ha i tempi teatrali. Può darsi. Certamente ha i tempi mentali di chi ha in mente un ragionamento e un obiettivo e segue i tempi necessari alla comunicazione per raggiungere l’obiettivo. Veste in modo quasi banale, giusto l’indispensabile giacca e cravatta ma dimostra di avere chiare sia le idee che i mezzi per spiegarle e le cose da fare. Ha lanciato un avvertimento di valore nazionale: seguitiamo tutti a parlare di Lombardia ed è giusto perché lì è la tragedia. Ma fra pochi giorni la tragedia potrebbe sfondare in Campania, nel grande hinterland della metropoli napoletana che è quella più densamente popolata d’Europa e che rischia di andare totalmente fuori, perché oggi il venti per cento dei campani, ma diciamo meglio, napoletani – a fronte di un buon ottanta che rispetta le norme – se ne frega e fa come gli pare. E Roma, dice De Luca, non capisce. O meglio, Roma fa finta. Emana, dice, mezze misure.
De Luca l’avevo sempre guardato con prudente diffidenza. I decisionisti ispirano diffidenza proprio perché suscitano facile consenso: la diffidenza per Salvini scatta quando il leader leghista si lascia sfuggire un deliriuccio di onnipotenza sui pieni poteri e in milioni di italiani gli sognano dietro. È lì che scatta l’immunizzazione democratica. Ma De Luca è un uomo fortemente, laicamente, politicamente e moralmente incazzato. I respiratori per la Campania che dovevano arrivare ma non si sono visti, se li è andati a cercare in Cina e arriveranno, speriamo in tempo.
E così le altre attrezzature. Il governo, lo dice sopra, sotto e fra le righe, fa semplicemente schifo perché con decreti pieni di smagliature e di trucchi, codardo di fronte alla necessità di decidere e assumersi le responsabilità, rende l’agonia sempre più lenta e incerta. È questo coraggio in questo momento che ci fa apparire il governatore campano come un leader nazionale. Per il realismo che ci ricorda molto Craxi, per un modo di fare scostante che cerca più antipatia politica che consenso. Lo fa un meridionale come lui e non è raro che i napoletani sappiano descrivere nel modo più schietto e anche spietato le pieghe e le piaghe dei comportamenti di massa che impediscono la connessione del tessuto civile e il più banale rispetto delle regole.
Non vogliamo esagerare sottolineando questo aspetto fatto di amara schiettezza, di uso del lanciafiamme, di incazzatura nera, di disprezzo per i concittadini, per il tono di chi – di fronte al menefreghismo dei lazzari e dei lazzaroni – non esiterebbe a schierare la truppa e fare uso di quel tanto di forza che la forza della legge richiede per essere legge e non carta straccia, come accade invece con il continuo balletto dei decreti, pandette, proclami, bolle, emanazioni che vengono secreti da un governo sempre incerto e che non ha mai saputo decidere nulla, e che quando impone delle norme, le riempie subito di eccezioni, smagliature, qui lo dico e qui lo nego, a meno che, purtuttavia, il linguaggio mentale di Conte e della sua contea governativa che chiama al soccorso truppe cinesi, russe, cubane e se occorre tartare e uzbeche, pur di fare ammoina, cioè l’arte, partenopea per eccellenza, di non fare assolutamente nulla.
Nulla, ma mostrando finta agitazione, perché è l’ “ammuina”: chi sta in basso vada in alto e viceversa, andate da destra a sinistra e ritorno, fate ma non fate nulla ed è ciò che De Luca aborre e denuncia con la secchezza scudisciante di chi invoca – anzi pretende – l’uso immediato dei militari per il rispetto militare delle regole indispensabili e tardive, vista la cialtronaggine, il menefreghismo e la spudoratezza di una fetta della popolazione della sua Regione che lui stesso valuta intorno al venti per cento. De Luca va di sicuro dritto allo scontro con Conte e il suo governo: siete degli ipocriti e degli incapaci – dice dalla sua diretta Fb – perché non avete voluto impedire le trasgressioni.
È sicuro che fra una settimana i contagiati saranno tremila e centoquaranta in terapia intensiva. La strage seguirà, se non si agisce col pugno di ferro e senza mentire. Con sei milioni di abitanti, gli irresponsabili possono distruggere tutto. «Io la penso diversamente dal governo nazionale perché ritengo che le mezze misure non risolvono il problema e finiscono con aggravare le condizioni di vita dei nostri concittadini. Siamo il Paese del mezzo-mezzo che non decide mai e del fare finta, mai verifiche dopo le ordinanze. L’autocertificazione è una finzione perché nella realtà non si controlla niente. Rischiamo di trascinarci in un calvario di mesi.
Storcete il naso? Se vogliamo evitare di contare migliaia di morti tutti i corpi dello Stato devono essere messi a sostegno delle forze dell’ordine. Non sappiamo che può succedere se perdiamo il controllo dell’area più densamente popolata d’Europa, che è la Campania. In questo caso i morti li conteremo a migliaia ma a Roma non capiscono. Le pattuglie devono avere potere di dissuasione, sequestro della macchina e sanzioni e rispetto delle ordinanze della Regione che prevede che chi va girando senza motivo debba essere messo in quarantena per quindici giorni di isolamento». L’uomo è amaro e sembra quel che è: un buon comandante sulla tolda di una nave piuttosto scassata di fronte all’uragano e con alcuni farabutti ammutinati. Che dire? Giù il cappello.
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