La questione delle restituzioni dei reperti antichi
“Rivogliamo indietro la Stele di Rosetta”: le pressioni dall’Egitto sul British Museum di Londra

Più di centomila firme, oltre centomila egiziani che vogliono indietro uno dei reperti più noti del mondo antico: la Stele di Rosetta. Che al momento è custodita al British Museum di Londra. La sua scoperta, duecento anni fa da parte di alcuni soldati dell’esercito napoleonico, consentì di decifrare la scrittura geroglifica degli antichi Egizi. Al duecentesimo anniversario dalla decifrazione di quella chiave per comprendere l’antico egizio, mentre il British Museum ha organizzato una grande mostra dedicata, dall’Egitto due petizioni chiedono che quel reperto venga restituito. È un caso che riflette un più ampio tema e dibattito legato alle rivendicazioni e restituzioni dei reperti antichi.
Un’iniziativa è stata lanciata dall’ex ministro per le Antichità del Cairo, l’archeologo Zahi Hawass. “È tempo che l’identità egiziana torni a casa. Non chiediamo al British Museum di restituire i 100 mila pezzi egizi che possiedono, chiediamo solo che restituiscano un singolo oggetto“, ha detto l’ex ministro. Oltre 110mila firme. Un’altra era stata lanciata dall’archeologa Monica Hanna e aveva ottenuto quasi cinquemila firme. Per entrambe le petizioni la Stele venne portata via in un contesto di colonialismo, guerra e appropriazione indebita di un bottino.
Era il 1799 quando un gruppo di soldati dell’esercito napoleonico che aveva invaso l’Egitto scoprì la pietra nella città di Rashid, conosciuta come Rosetta dai francesi. Un reperto che risaliva al II secolo avanti Cristo. Sulla sua superfice tre iscrizioni: geroglifici, demotico, greco antico. Un documento in tre versioni, in tre lingue differenti che l’archeologo francese Jean François Champollion riuscì a decifrare. I geroglifici erano all’epoca una scrittura misteriosa, inspiegabile e impenetrabile. La stessa iscrizione, che riporta un decreto emanato a Menfi nel 196 avanti Cristo, è impressa su altre 28 lastre, 21 delle quali si trovano in Egitto ma nessuna importante come la stele da un punto di vista storico.
Gli inglesi, dopo aver sconfitto i francesi, raggiunsero un accordo per ottenere una serie di reperti antichi e portarono la stele a Londra nel 1801. Le rivendicazioni dal Cairo considerano che quegli atti ignorarono completamente l’Egitto in quella trattativa. Dal 1802 la Stele è stata esposta al British Museum insieme con più di altri centomila reperti egizi che vennero in gran parte recuperati e ottenuti durante il dominio coloniale inglese sull’Egitto, durato dal 1882 al 1956. Del museo la Stele è diventata una protagonista: anche oggetto di gadget e merchandising. “Questo è un furto francese e inglese”, ritiene l’archeologo ed ex ministro Hawass.
Il Cairo insiste: spinge per esporre la stele di Rosetta nel nuovo Grande Museo Egizio che aprirà l’anno prossimo a Giza, nei pressi della Sfinge e delle piramidi, in quello che diventerà il maggior museo al mondo dedicato alla storia e alla cultura del popolo dei Faraoni. Per l’archeologa Hanna “il fatto che il British Museum si tenga la stele è un simbolo della violenza culturale dell’Occidente contro l’Egitto“. Il museo londinese però qualche settimana fa ha diffuso un comunicato, citato dall’agenzia Associated Press, in cui sosteneva che l’accordo del 1801 riportava anche la firma di un ammiraglio rappresentante dell’Impero Ottomano, alleato con gli inglesi contro Napoleone, che controllava l’Egitto all’epoca.
Hawass ha anticipato che un’iniziativa identica sarà lanciata per chiedere indietro al Neus Museum di Berlino la restituzione del busto di Nefertiti. “Non sono contro l’esposizione di antichità egizie all’estero. Sono contro il metodo coloniale che i musei europei e americano ancora usano, che consiste nel fatto che comprano antichità rubate. Porteremo rispetto al British Museum se restituiranno la stele; se non lo faranno, la storia li condannerà”, ha aggiunto l’ex ministro e archeologo. Al momento il governo egiziano non ha mai presentato una formale richiesta di restituzione.
L’UNESCO nel 1978 creò una commissione intergovernativa per incentivare paesi e istituzioni a restituire beni e reperti recuperati e trasportati illegalmente. Lo stesso British Museum ospita innumerevoli reperti dal mondo antico. La Grecia per esempio ha chiesto indietro la restituzione dei marmi del Partenone. La maggiora parte delle restituzioni delle opere d’arte, come ha ricostruito Il Post in un articolo, avviene in via volontaria: e quindi a discrezione del museo che le ospita.
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