I rischi
Niger, giorni di ansia. Resta sul tavolo l’opzione miliare
Il Niger vive uno dei momenti più difficili dalla sua storia recente. Domenica scade l’ultimatum di Ecowas, la comunità degli Stati dell’Africa occidentale. E nel documento finale siglato ad Abuja, i leader del blocco avevano scritto che in caso di mancato rispetto delle condizioni entro questa domenica sarebbero state prese tutte le misure necessarie. Tra queste, anche l’uso della forza. Per ora i leader africani sottolineano che l’opzione militare è solo l’ultima ipotesi sul tavolo per ripristinare l’ordine democratico. Troppe le incognite su come possa essere attuata l’operazione e troppi i rischi di un bagno di sangue. Inoltre, ed è questo a preoccupare anche i leader occidentali (e non solo) coinvolti nella partita del Sahel, i governi di Burkina Faso e Mali – a loro volte golpisti – hanno già detto che un intervento in Niger da parte della Comunità sarebbe considerato un atto di guerra anche nei loro confronti.
Filo-Wagneriani
Una scelta terminologica che non può che apparire come la conferma definitiva della saldatura dei due regimi antioccidentali con la nuova giunta militare nigerina, accusata, come gli altri due gruppi golpisti, di essere legata a doppio filo alla Russia via Wagner. L’idea di un’operazione di Ecowas rimane però sul tavolo dei leader del blocco regionale. E i media della Nigeria, potenza leader di Ecowas e dove ha sede l’organizzazione, hanno dato la notizia che il presidente Bola Tinubu ha inviato al Senato una lettera per informare i rappresentanti del Paese in seduta plenaria dei preparativi per una eventuale operazione in Niger oltre che delle ulteriori sanzioni contro lo Stato vicino e la nuova giunta militare. Per il presidente si è trattato in sostanza di una richiesta di autorizzazione per dare il via a quanto minacciato da Ecowas in questi giorni. E in attesa che scada l’ultimatum, la Nigeria ha già attivato una serie di misure coercitive nei confronti di Niamey, tra cui particolare rilevanza ha il taglio alla fornitura di elettricità visto che il Niger ne è in gran parte dipendente.
Mediazione fallita
La speranza è che i golpisti siano indotti a un negoziato per una soluzione pacifica. Ma la mediazione, almeno per il momento, non sembra avere portato a risultati tangibili. I delegati di Ecowas sono stati alcune ore in Niger incontrando, pare, soltanto il generale di brigata Salaou Barmou, membro della giunta golpista che si è autoproclamata Consiglio nazionale per la salvaguardia della patria. I delegati non sono riusciti a incontrare né il generale che guida il putsch, Abdourahamane Tiani, né Bazoum, il quale proprio nei giorni scorsi ha scritto un accorato appello all’autorevole quotidiano statunitense Washington Post. Secondo Bazoum “tutta la regione centrale del Sahel potrebbe cadere sotto l’influenza russa attraverso la Wagner, il cui brutale terrorismo ha fatto mostra di sé in Ucraina”, mentre “il Niger rappresenta l’ultimo baluardo del rispetto dei diritti umani in mezzo ai movimenti autoritari che hanno conquistato alcuni dei nostri vicini”.
Interroti gli accordi con la Francia
Il presidente deposto ha messo in guardia anche gli attori internazionali al di fuori del Sahel: “Se questo tentativo di golpe è una tragedia per i nigerini, il suo successo avrebbe conseguenze terribili ben oltre i nostri confini”. Di questo ne è consapevole soprattutto la Francia, che teme che dal golpe nigerino possa scaturire l’ultimo grande fallimento della propria strategia africana, con conseguenza a dir poco pesanti per tutto l’ex impero coloniale di Parigi nella regione. La giunta che ha preso il potere in Niger ha annunciato l’interruzione di tutti gli accordi di cooperazione militare con la Francia. E dal momento che Parigi ha sul campo un migliaio di uomini – più o meno la stessa cifra delle forze Usa di base ad Agadez – questo è un segnale molto chiaro sull’eventuale conseguenza di un consolidamento del golpe. Parigi ha detto di non riconoscere i militari come legittimati a rescindere accordi internazionali. Ma il rischio è che la realtà superi di gran lunga il diritto.
© Riproduzione riservata