Sale il numero delle vittime
Rivolta soffocata in Kazakistan, arrestato l’ex capo della sicurezza: Putin gestisce il caos nella repubblica centroasiatica

Il presidente kazako, Kassym-Jomart Tokayev, mira alla stabilità nel Paese mostrando il pugno duro e autorizzando atti di violenza. Lo scorso 6 gennaio l’ex capo dell’intelligence Karim Masimov, ex primo ministro e alleato di lunga data dell’ex leader del paese Nursultan Nazarbayev, è stato arrestato con l’accusa di ‘alto tradimento’. L’arresto dell’ex capo del Knb, il Comitato per la sicurezza nazionale del Kazakistan, spiega perché il presidente Tokayev ha convocato i russi: non si fidava dell’apparato di sicurezza, in mano al suo mentore Nazarbayev. A divulgare la notizia dell’arresto di Masimov è lo stesso Knb, che in una nota ha spiegato che il 6 gennaio l’ex numero uno dell’intelligence nazionale è stato “posto in un centro di detenzione provvisorio, insieme ad altri soggetti”.
Sale il numero delle vittime
Continua la repressione del presidente kazako. Tokayev, messo a capo del governo da Nazarbayev tre anni fa, ha accusato “20mila terroristi appoggiati da forze esterne” e i “cosiddetti mezzi d’informazione indipendenti” di aver provocato le proteste, e ha dato mandato alla polizia di sparare senza avvertimento. Il numero uno della repubblica centroasiatica ritiene che l’autorizzazione a usare modi violenti sia necessaria per ristabilire l’ordine, nonostante l’alto numero delle vittime. Sono infatti più di 4.400 le persone arrestate e oltre 40 quelle uccise durante i violenti scontri che stanno sconvolgendo il paese dallo scorso 2 gennaio. Tra le vittime, secondo quanto riporta l’emittente di stato Khabar 24 citando dati ufficiali, si conterebbero anche uomini delle forze di sicurezza.
Per Tokayev ancora non basta: “banditi e terroristi”, afferma il capo dello Stato rivolgendosi alla nazione con un discorso televisivo, non si sono ancora completamente arresi, e quindi lui stesso ha dato alle forze di sicurezza l’ordine di “sparare senza preavviso per uccidere”. “Abbiamo avuto a che fare con criminali armati e addestrati, sia locali che stranieri. Pertanto, devono essere distrutti”, ha tagliato corto Tokayev. Ma il presidente ne ha anche per i media e le organizzazioni per i diritti umani, “demagoghi irresponsabili” lontani dal sentire del popolo kazako, che a suo dire hanno avuto “un ruolo istigatore alle violazioni della legge e dell’ordine”.
Il colloquio con Putin
In mattinata è arrivata anche la telefonata con il presidente russo Vladimir Putin con l’obiettivo di “ristabilire l’ordine” nel paese dopo le proteste senza precedenti degli ultimi giorni. Tokatev ha espresso gratitudine all’omologo russo “per l’assistenza fornita dai partner dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (Csto)”, l’alleanza militare che include Russia, Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Bielorussia e Armenia, e “dalla Russia nello specifico”. Ben nove aerei Ilyushin sono arrivati all’aeroporto di Almaty per trasportarvi soldati e mezzi militari russi.
Il presidente kazako ha informato l’omologo russo che nonostante “la situazione nel Paese si stia stabilizzando, rimangono focolai di attentati terroristici, pertanto, la lotta al terrorismo continuerà con risolutezza”. Il leader kazako ha inoltre suggerito un vertice in videoconferenza del Csto, sotto la presidenza armena, nei prossimi giorni. La proposta ha avuto l’approvazione di Putin.
Nel frattempo Washington e Berlino non si fermano a guardare. Il Dipartimento di Stato degli Usa ha ordinato l’evacuazione dal Paese “dei dipendenti non di emergenza del Consolato generale di Almaty e dei loro familiari”. Mentre il governo tedesco ha fermato l’esportazione di armi in Kazakistan. Il divieto “è necessario vista la situazione”, ha spiegato a France Presse un portavoce del ministero dell’Economia tedesco. Il provvedimento riguarda 25 autorizzazioni concesse nel 2021 per un importo di 2,2 milioni di euro.
Il sostegno della Cina
Dopo giorni di silenzio, si è scomodato anche il presidente cinese Xi Jinping che, in un messaggio all’omologo kazako, ha detto che la Cina si “oppone a quelle forze esterne che creano deliberatamente disordini e istigano alla rivoluzione”, e ha apprezzato le “misure decise” prese da Tokayev, cioè la repressione delle manifestazioni. Da Pechino, assicura Xi, arriverà all’uomo forte del Kazakistan tutto “il necessario sostegno”. La reazione cinese alla crisi kazaka non sorprende. La Cina ha finora osservato l’evoluzione della situazione lasciando agire Mosca e le truppe del Csto, l’Organizzazione di cui Pechino non fa parte, in difesa di quelli che sono i suoi interessi economici e commerciali.
Ora che il peggio della crisi sembra superato, il presidente kazako ha invece parole dure verso l’altro fronte, quello dei Paesi occidentali, che lo avevano invitato ad aprire un dialogo con gli oppositori per mettere fine alle violenze. “Che sciocchezza! – sbuffa dagli schermi della tv -. Come si può negoziare con criminali e assassini?”. Secondo Tokayev, infatti, i disordini sono stati provocati da “20.000 banditi” che hanno preso d’assalto Almaty.
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