“Negli ultimi decenni è stato compiuto un vero e proprio scempio in Italia con il depauperamento della danza, di cui ci si può solo vergognare”. Così l’etoile Roberto Bolle, ascoltato in Commissione cultura della Camera per l’indagine sulle fondazioni liriche, ha lanciato il proprio “grido di dolore e una richiesta di aiuto per il mondo del balletto”: “la danza italiana viene costantemente avvilita, trattata come la Cenerentola delle arti”.

Per il ballerino “la situazione della danza in Italia è sempre più difficile e arida, fatta di compagnie scarne, corpi di ballo che vengono chiusi, di assoluta mancanza di protezione per la categoria artistica, di ballerini che devono lasciare il proprio Paese per cercare di vivere il proprio sogno all’estero”. Il balletto, continua Bolle, è vittima “di una mancanza di conoscenza e di visione”. Su 14 fondazioni liriche, ha ricordato, ci sono oggi solo 4 corpi di ballo, “due dei quali a Napoli e a Palermo si trovano in fin di vita destinati a morire se non si interviene rapidamente”. “E’ il momento del cambiamento”, esorta il danzatore.

L’iniziativa di Bolle si svolge nel contesto dell’indagine sullo stato di salute dei teatri d’opera italiani. Il ballerino snocciola i numeri che sembrano quelli di un bollettino di guerra. Sono sopravvissute solo quattro compagnie di danza stabili: Scala, Opera di Roma, San Carlo di Napoli, Massimo di Palermo. “La compagnia della Scala resta un punto di riferimento internazionale per numero di danzatori e di spettacoli”, afferma Bolle.

“Segue Roma, che nel 2019, prima della pandemia, ha dedicato al balletto il 38% del suo cartellone, il San Carlo il 29%, il Massimo il 18%. E se a Roma l’organico è di una sessantina di elementi, a Napoli è di 15 e a Palermo di una decina (anche se in questi due teatri gli attuali sovrintendenti, Stéphane Lissner e Francesco Giambrone, stanno dedicando molta attenzione al ballo). Dunque la gran parte dei danzatori lavora con contratti precari: 85% a Palermo, 67% a Roma, 63% a Napoli”.

Poi c’è l’Arena di Verona. “Caso vergognoso”, si infiamma Bolle, di come ai lavoratori tersicorei siano stati tolti tanti diritti. A Verona, infatti, il corpo di ballo è stato smantellato nel 2017, anche se da allora si sono prodotti almeno 44 spettacoli con coreografie. “Nella maggior parte, l’Arena ha assunto nuovamente, ma con contratti a tempo determinato, alcuni degli ex ballerini che, incentivati dalla somma offerta loro, non hanno impugnato il licenziamento”. Anche negli altri teatri privi di compagnie stabili la danza si continua a programmare. E sempre affidandosi a compagnie esterne. “Negli ultimi cinque anni, tra balletti e opere con balletto, sono state esternalizzate circa 290 produzioni. Calcolando una media di quattro, cinque recite per ogni titolo, si tratta di almeno mille, millecinquecento spettacoli. Anche se, secondo le tabelle ministeriali di punteggio che determinano la quantità di finanziamenti pubblici concessi ai teatri, ogni spettacolo di balletto vale assai meno di un’opera”.

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Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.