Non avrebbe retto alla ‘gogna mediatica‘ innescata da un servizio della trasmissione “Le Iene” e si è tolto la vita pochi giorni dopo il filmato che, in barba a qualsiasi norma deontologica e di tutela della privacy, lo ha dato letteralmente in pasto al grande pubblico. Due suicidi in tredici mesi, nel mezzo il servizio della trasmissione di Italia 1 che sta scatenando polemiche e richieste di chiusura del programma, non nuovo a scivoloni e a pseudo inchieste che con il giornalismo spesso non hanno nulla a che vedere.

Questa volta però il servizio di Marco Fubini e Matteo Viviani, sotto il coordinamento del delegato della trasmissione che non è considerata una testata giornalistica perché non ha un direttore responsabile (così come stabilito dalla Cassazione il 24 maggio 2021), è andato oltre, mostrando in diretta tv Roberto Zaccaria, 64 anni, oscurato parzialmente in volto, con tutti i tatuaggi riconoscibili, e ripreso e inseguito mentre portava in giro per Forlimpopoli (Forlì-Cesena), piccolo comune di appena 13mila anime, l’anziana madre costretta su una sedia a rotelle. Una vera e propria caccia all’uomo, facile da indentificare ‘grazie’ all’oscuramento decisamente ‘amatoriale‘ e dalla riconoscibilità dei luoghi per i suoi concittadini. E, stando alla denuncia del legale che assiste la famiglia dell’uomo, nei giorni scorsi a Forlimpopoli sarebbero apparsi persino dei manifesti contro di lui che l’avrebbero portato all’estremo gesto di domenica 6 novembre, quando è stata l’anziana madre a trovarlo senza vita in casa.

Una vicenda raccapricciante perché trattata, dal programma di Italia 1, senza alcuna sensibilità ma solo per ottenere sensazionalismo e massacrare un uomo certamente debole e solo, nonostante la stessa Procura di Forlì avesse chiesto l’archiviazione per l’accusa di istigazione al suicidio. Zaccaria aveva ricevuto una multa di 825 euro per sostituzione di persona.

Roberto Zaccaria, la Procura apre inchiesta: “Le Iene l’hanno fatta grossa”

L’inchiesta è quella relativa al suicidio di Daniele, un ragazzo di 24 anni di Forlì che nel settembre 2021 decise di farla finita dopo una delusione amorosa: per circa un anno, durante l’emergenza Covid, aveva “conosciuto” online una ragazza, Irene. In realtà dietro al profilo della giovane c’era Roberto Zaccaria che con delle foto prese dal profilo di una modella aveva iniziato a chattare con il 24enne, scambiando migliaia di messaggi scritti via WhatsApp. Nessuna nota vocale, nessuna telefonata, nessuna videochiamata. Solo tanti messaggi che avevano portato Daniele a credere di aver istaurato una relazione sentimentale con “Irene”. Dopo aver scoperto che era tutta una finzione, la delusione ha portato il 24enne al suicidio lasciando una lettera ai genitori e al fratello nella quale invitava quest’ultimo a non isolarsi, a “non fare i stessi miei errori, io ho sbagliato tutto, non ho mai avuto un amico, mai una ragazza. Sono stato solo tutta la vita”.

Zaccaria aveva dichiarato alle Iene che “era uno scherzo, non volevo finisse così”, per poi aggiungere che “se aveva dei problemi di testa non è colpa mia”. Un servizio finito in tragedia, con la stessa famiglia del 64enne che in queste ore sta valutando di fare un esposto contro la trasmissione Mediaset per come è stata trattata la vicenda che lo ha visto protagonista. “Valuteremo la questione”, dice l’avvocato Pierpaolo Benini, spiegando che proprio oggi avrebbe dovuto incontrare l’assistito per “valutare una forma di tutela che lo mettesse al riparo dalla gogna mediatica”, dopo che in paese erano apparsi dei manifesti contro di lui, in seguito al programma televisivo. Nei prossimi giorni l’avvocato parlerà coi familiari del 64enne, attualmente sconvolti per quanto successo, per decidere che iniziative intraprendere.

Le Iene, come riferito dal Corriere della Sera, preferiscono non commentare la vicenda. Sui social c’è chi fa notare che “volendo ragionare con gli stessi criteri populisti della redazione de #leiene, a questo punto dovremmo considerare il loro servizio istigazione al suicidio?”. Un altro utente aggiunge: “Trasmissioni come #leiene basano il loro successo sul piacere provato dall’essere umano nel vedere qualcuno che viene bullizzato dalla gogna mediatica. Populismo e giustizialismo mediatico usato come valvola di sfogo di un pubblico di mezza età frustrato”.

Dure anche le parole della sindaca di Forlimpopoli Milena Garavini che a LaPresse commenta la tragedia: “Lo vedevo spesso, ma difficilmente insieme ad altre persone: al massimo andava in giro con la madre. Posso ipotizzare vivesse una condizione di solitudine. Questa vicenda ha lasciato profonda tristezza e amarezza, ma è anche un invito a fare una riflessione, ovvero quanto possa essere dannosa la spettacolarizzazione delle disgrazie altrui, soprattutto quando causa un’ondata emotiva che spinge le persone a emettere giudizi senza conoscere i fatti”.

Avatar photo

Giornalista professionista, nato a Napoli il 28 luglio 1987, ho iniziato a scrivere di sport prima di passare, dal 2015, a occuparmi principalmente di cronaca. Laureato in Scienze della Comunicazione al Suor Orsola Benincasa, ho frequentato la scuola di giornalismo e, nel frattempo, collaborato con diverse testate. Dopo le esperienze a Sky Sport e Mediaset, sono passato a Retenews24 e poi a VocediNapoli.it. Dall'ottobre del 2019 collaboro con la redazione del Riformista.