Robledo entra nello staff della Moratti, l’ex Pm ottenne la condanna del figlio per la “Batcasa”

L’ex procuratore aggiunto di Milano Alfredo Robledo ha accettato di entrare a far parte della squadra di Letizia Moratti neo-assessore alla Sanità e vicepresidente della giunta regionale lombarda. Alfredo Robledo è in pensione e fa il manager della Sangalli azienda del settore servizi ambientali. Robledo darà il suo contributo alla parte giuridica della riforma della sanità regionale.

I magistrati in pensione non riescono a stare al loro posto, come quelli in servizio che passano con grande velocità e nonchalance tra la toga e la politica. Porte girevoli. Nel caso specifico va ricordato che Robledo diversi anni fa aveva messo sotto inchiesta Letizia Moratti sindaco di Milano per abuso d’ufficio nell’ambito della vicenda conosciuta come “consulenze d’oro”. L’ufficio del primo cittadino era stato perquisito per una giornata intera dalla polizia giudiziaria. L’allora pm chiese l’archiviazione perché si rese conto che i fatti non erano di rilevanza penale. Il gip ordinò un supplemento di indagini che non portò novità. Un altro gip poi accolse la richiesta di archiviazione bis di Robledo, anche se poi ci fu la condanna per danni erariali da parte della Corte dei conti. Ai ricordi e ai trascorsi bisogna aggiungere che Robledo ottenne la condanna del figlio di Letizia Moratti per abusi edilizi in relazione ai lavori eseguiti nella “Batcasa”.

Insomma c’erano problemi di opportunità che avrebbero dovuto sconsigliare Alfredo Robledo dall’assumere l’incarico per il quale va precisato non incasserà compenso alcuno. Da procuratore aggiunto Robledo era stato protagonista di un durissimo scontro, una sorta di vicenda pilota nella storia della magistratura italiana, con il capo dell’ufficio Edmondo Bruti Liberati in relazione alla gestione di diversi fascicoli di indagini sulla pubblica amministrazione. Bruti esautorava Robledo dall’indagare sugli appalti di Expo, una storia complicata dove i sospetti sfioravano anche alcuni giudici considerando che i vertici del palazzo di corso di porta Vittoria in relazione ai fondi di Expo giustizia decidevano di non indire gare pubbliche ma di affidarsi ad “aziende in rapporti di consuetudine con la pubblica amministrazione”. Una di queste aziende aveva addirittura sede nel paradiso fiscale del Delaware, ma siccome cane non mangia cane, il fascicolo sulle presunte responsabilità delle toghe, dopo aver fatto il giro d’Italia tra diverse autorità giudiziarie venne archiviato a Trento. Con tanti saluti al Delaware.

Lo scontro tra Bruti e Robledo venne risolto in pratica dall’Intervento di Giorgio Napolitano presidente della Repubblica e del Csm il quale appellandosi alla riforma intervenuta tempo prima sui poteri dei capi degli uffici inquirenti “sentenziò” che la situazione era fin troppo chiara. Insomma aveva ragione Bruti, tra i fondatori di Magistratura Democratica nata per tutelare l’orizzontalità nelle decisioni delle procure, ma si sa che si nasce incendiari e si muore pompieri, anche se non vale certo per tutti.