In altri tempi un editoriale della domenica su “Il Messaggero” di Roma a firma Romano Prodi che velatamente critica e prova con garbo a suggerire un progetto per far ripartire i ristoranti romani, tra le principali aziende del centro storico, avrebbe provocato un vero proprio terremoto nell’amministrazione cittadina e nella politica romana. Invece né la Giunta comunale, né quella del Primo Municipio sembrano essersi accorti dell’urgenza posta anche dall’ex presidente del Consiglio e ex presidente della Commissione europea.

A poche ore dalla riapertura di ristoranti, bar, pizzerie non c’è ancora alcuna garanzia sulle condizioni alle quali potranno riprendere le attività, ancora nessuna certezza sull’ampliamento degli spazi all’aperto. Come è possibile un ritardo così grave? Per un luogo magico come il Centro storico di Roma, non avere i ristoranti e i bar sarebbe un danno inimmaginabile, ma finora alle parole non sono seguiti i fatti.

La proposta di consentire di ampliare gratuitamente e per un tempo lungo l’occupazione di suolo pubblico per la ristorazione, sollecitata anche da Prodi, garantirebbe i principi di salute anti Covid 19 e darebbe la possibilità alla gente di dimenticare, per qualche piccolo momento, i tanti problemi che ci affliggono in questo periodo, dalla prematura morte di cari o amici alla crisi economica, alla mancanza di certezze per il futuro e addirittura per la scuola dei nostri figli. Sarebbe anche un modo per far ripartire l’economia romana, che proprio nella ristorazione ha uno dei suoi pilastri. La sindaca Raggi e la presidente del Primo Municipio Alfonsi non condividono l’urgenza di affrontare questa situazione? Perché i partiti e gli amministratori continuano ancora a tergiversare?

A Roma si dice: “Me rimbalza”. Ma erano altre ere economiche, politiche, elettorali. Poi non lamentiamoci.

*Michele Anzaldi deputato e Marco Cappa Coordinatore Italia Viva Roma

di Michele Anzaldi e Marco Cappa*

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