Il caso che ha scosso la Capitale
Roma, cinque Youtuber travolgono una Smart: la tragedia dell’omicidio stradale
Un incidente stradale, a Roma, nell’area di Casal Palocco, costa la vita ad un bambino di cinque anni, il piccolo Manuel. Una tragedia consumatasi in nome dell’ostentazione sui social

Ostentare, esibire, sfoggiare. Non importa come o quando. Ciò che conta è mettere in mostra quel lato consumistico che dovrebbe rinvigorire la propria reputazione ma che in realtà continua a mietere vittime anche fisiche. Così in nome dell’autocompiacimento ci s’improvvisa protagonisti di avventure che non tengono conto delle avversità. Tutte le prudenze del caso vengono sacrificate per far brillare i beni materiali. Quanto più lussuosi possibili. Non può sfuggire a tutti gli interrogativi del caso quanto accaduto a Roma, precisamente nella zona di Casal Palocco, dove un piccolo di cinque anni ha perso la vita in seguito un tragico incidente.
La Smart su cui viaggiava Manuel insieme alla madre e alla sorella di soli tre anni ha avuto la peggio nel frontale con un Suv Lamborghini, guidato da un ragazzo e con a bordo quattro giovani. L’autista, risultato positivo ai cannabinoidi in seguito ai test, è indagato per omicidio stradale.
Il personale del 118 è subito intervenuto sul posto ma le condizioni del bambino, trovato in arresto cardiaco, sono apparse disperate. La corsa contro il tempo per raggiungere l’ospedale Grassi dí Ostia si è rivelata vana: i medici hanno dovuto prendere atto della situazione e non hanno potuto far altro che constatare il decesso del piccolo. La mamma e la sorellina, rimaste ferite, sono state trasportate in codice rosso all’ospedale Sant’Eugenio; non si trovano in pericolo di vita. Spetterà agli inquirenti stabilire se la causa possa
essere stata la distrazione legata all’utilizzo di cellulari o di videocamere per girare un filmato, ad esempio per una challenge social.
Le perplessità sulla posizione dei ragazzi sono scattate in tempo zero. Basta esplorare il loro canale Youtube per farsi un’idea della missione sul web: su TheBorderline è scritto nero su bianco che `non siamo ricchi ma ci piace spendere per farvi divertire”. Sfide e scherzi “di ogni tipo” che si pongono l’obiettivo di strappare una risata. Un rapporto basato sulla fiducia con la comunità del canale, a cui è stata rivolta una promessa chiara: ogni euro guadagnato su Youtube verrà speso per proporre video “assurdi e unici”. In tutto ciò è stato fissato un traguardo finale ben definito: “Regalare a qualcuno di voi 1.000.000 euro”. Sul canale si contano oltre 600mila iscritti e più di 100 video. I filmati sono variegati e prevedono sfide impegnative: 24 ore su una mini zattera, la resistenza nel ghiaccio, le 10 “paure estreme” in un giorno, vivere 50 ore in Tesla, restare in mezzo al mare per 24 ore. Sono solo piccoli esempi che rappresentano la prova plastica del taglio attribuito alla loro presenza sulla Rete.
Con orgoglio affermano di ispirarsi a MrBeast, lo youtuber statunitense che in America ha costruito un impero proponendo video del genere.“Ispirandoci a lui porteremo per la prima volta in Italia contenuti simili, che potranno essere portati avanti solo attraverso il vostro grande supporto”, si legge nella descrizione del canale italiano. Non è ancora chiaro se i giovani coinvolti fossero tutti del gruppo o se ci fossero persone esterne. Ma la descrizione resta eloquente, sintomo della forsennata necessità di mettersi al centro di video dai contorni talvolta estremi. Vito Loiacono, uno dei volti noti di TheBorderline, sul proprio profilo Instagram ha fissato un messaggio sotto un video per chiarire la sua posizione. “Il trauma che sto provando è indescrivibile”, ha esordito. Per poi aggiungere un dettaglio provando a fare luce su ciò che è avvenuto: “Ci tengo solo a dire che io non mi sono mai messo al volante e che sto vicinissimo alla famiglia della vittima”.
A fare una disamina del contesto sociale odierno è il dottor Eugenio Mennini, psicologo iscritto all’Albo della Regione Lazio, secondo cui vi è un problema di percezione e di aspettativa errata sulle dinamiche degli eventi. Lo ha definito “un ottimismo irrealistico e un comportamento follemente pericoloso che è sfociato in tragedia”. A suo giudizio la tendenza è quella di vedere il mondo sotto la lente di monetizzazione della realtà. E i social amplificano la questione: “Si entra in un mondo virtuale dove si fanno vedere solo alcuni aspetti della realtà. Non si fa vedere il limite ma il coraggio. Il comportamento tende ad avere un’approvazione sociale, in questo caso quantificabile con dei like. In adolescenza vuole avere più riscontro sociale chi trascura le regole, come se fosse un momento di emancipazione”.
Secondo l’avvocato Iside Castagnola del Comitato media e minori del ministero delle Imprese, “I ragazzi non distinguono la realtà da ciò che è virtuale. Scuola e famiglia devono cooperare per un’educazione volta al rispetto innanzitutto dei valori e della vita”.
Castagnola ha assicurato che nelle scuole si insisterà per far passare il messaggio che “un like vale molto meno di una vita” e ha sottolineato l’importanza delle campagne sulla sicurezza stradale: “È strage. Solo nel 2023 già 64 morti. Che strazio, per me che sono anche mamma, per quel bambino”. Certo è che la sicurezza stradale, le analisi sociologiche e gli interventi pedagogici sono necessari per provare a salvare vite umane. Quella di Manuel è stata strappata. Per sempre
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