I ristoranti, le pizzerie, i bar, i tavoli all’aperto sono l’anima del centro storico di Roma. Senza queste attività commerciali, il centro della Capitale sarebbe certamente più povero, più desertificato, più abbandonato. Lo abbiamo visto in queste settimane di lockdown. Se i ristoranti non superano questo momento di crisi gravissima, il centro rischia di essere impoverito irrimediabilmente.

Dispiace che su una questione così rilevante per il Primo Municipio, che riguarda tutti e non solo ristoratori o camerieri, la presidente Alfonsi si stia dimostrando poco sensibile, addirittura preferendo portare avanti battaglie ideologiche come quella sui tavoli all’aperto invece di pungolare il Comune di Roma ad approvare prima possibile nuove norme per aiutare il settore, come quella sull’utilizzo di più spazi all’aperto per contrastare i rischi di assembramento.

In questo momento aprire discussioni sulla durata delle agevolazioni per aumentare i tavoli all’aperto appare davvero miope: il problema non sarà se i provvedimenti dureranno sei mesi o un anno, ma se ristoranti e bar riusciranno a rimanere ancora per sei mesi o un anno, o forse anche meno. Senza turisti, con i coperti più che dimezzati, le spese aumentate per le sanificazioni, i tre mesi persi per le chiusure, molte strutture rischiano di non riaprire neppure. Davvero il problema è se c’è qualche tavolo in più in strada?

Senza ristoranti e bar, avremo interi angoli di città lasciti all’abbandono, strade occupate magari da altre attività certamente meno lecite e meno regolamentate, strade e piazze al buio e nel silenzio. Nessuno vuole la deregulation selvaggia, nessuno vuole rendere impossibile la vita ai residenti, anzi. E’ necessario tutelare il tessuto commerciale del Centro. Dare la possibilità di avere più tavoli all’aperto non sarà certamente la soluzione in grado di risolvere tutti i problemi ai pubblici esercizi, ma se prima ancora di iniziare già arrivano i distinguo, le polemiche, come se i commercianti debbano sentirsi in colpa di provare a tenere in vita le proprie attività, allora non ci siamo proprio. E dispiace posizioni del genere arrivino proprio dal Partito democratico di Roma, che dovrebbe essere il partito del lavoro.

*Michele Anzaldi deputato e Marco Cappa Coordinatore Italia Viva Roma

di Michele Anzaldi e Marco Cappa*

Autore