Intanto la Bbc pubblica un'inchiesta sulle sue ricchezze
Roman Abramovich è tornato da Putin: la ‘fuga’ dell’oligarca braccato da mezzo mondo
Roman Abramovich è tornato in patria. Un jet riconducibile al magnate russo- forse il più in vista, nonché il più conosciuto all’estero perché patron della squadra di calcio del Chelsea– è atterrato a Mosca questa mattina, dopo essere decollato da Istanbul in seguito a una breve sosta, come mostrano i dati di FlightRadar24.
Secondo i media israeliani l’oligarca era a bordo, anche se non si hanno al momento conferme dirette. Il jet era arrivato da Israele, Paese di cui Abramovich ha la cittadinanza grazie alle origini ebraiche della sua famiglia. Una foto scattata ieri 14 marzo all’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv lo mostrava seduto nella sala vip con una mascherina a coprirgli il viso. L’emittente Kan aveva segnalato che, poco prima della partenza del volo per Istanbul, un pulmino aveva lasciato la villa di Abramovich, in un sobborgo residenziale della città, diretto proprio all’aeroporto.
Sono queste le ultime notizie sull’oligarca amico di Putin, colpito dalle durissime sanzioni del governo britannico, che ha congelato tutti i suoi beni tra cui case, jet, yacht (come l’Eclipse, di 163 metri, acquistato nel 2010 per 400 milioni di dollari) e auto di lusso.
Il tesoro di Abramovich
Roman Abramovich, 55 anni, ottavo uomo più ricco di Russia con un patrimonio stimato in circa 13 miliardi di euro, la scorsa settimana aveva annunciato la vendita del Chelsea (poi sospesa) con l’intenzione di devolvere i ricavi alle vittime della guerra ucraina. Una decisione arrivata forse nel tentativo di sottrarsi alle sanzioni, che però poi l’hanno ugualmente colpito. Il governo inglese ha garantito al club una speciale deroga che permetterà di disputare le partite, di pagare il personale e fare assistere alle partite gli abbonati, privando invece l’oligarca della possibilità di beneficiare della sua proprietà.
‘Braccato’ e impossibilitato a raggiungere le sue ville tra Londra, New York e i Caraibi, o a utilizzare i suoi costosissimi yacht, l’oligarca ha preferito rientrare nella ‘sua’ Russia. Dove ha iniziato a costruire la sua fortuna diversi anni fa. Approfittando delle politiche di privatizzazione avviata da Gorbaciov, grazie alle quali- come riporta Forbes– riuscì ad acquistare a prezzi ridotti proprietà messe in vendita dallo Stato, creando così piccole imprese. Fino al ‘colpo’ del 1995 quando, ad appena 29 anni, divenne proprietario della compagnia petrolifera statale Sibneft insieme a Boris Berezovskij, all’epoca uno degli uomini più ricchi del Paese molto vicino al presidente Boris Eltsin.
Un’operazione che, stando ad alcune rivelazioni emerse in seguito e rese note dal Guardian, venne truccata, escludendo di fatto altri concorrenti all’asta. L’azienda è stata ceduta da Abramovich, 10 anni dopo, a Gazprom- controllata dal governo russo- per 13 miliardi di dollari. Poi investiti per la maggior parte in Evraz, multinazionale britannica dell’acciaio, e in Norilsk Nickel, uno dei primi produttori di nichel e palladio.
Senza il socio Berezovskij, l’oligarca acquistò anche un’altra compagnia petrolifera, la Slavneft, anche qui già ‘assegnata’ a lui quando al potere c’era Putin nel 2002. Una società cinese, la Cnpc, che all’asta aveva offerto il doppio, venne obbligata a ritirarsi dopo il rapimento di uno dei suoi rappresentanti all’aeroporto di Mosca. Dettaglio emerso nell’inchiesta esclusiva della Bbc, pubblicata ieri 14 marzo, su Abramovich.
Nel 1996 il magnate si era aggiudicato anche una quota di Aeroflot, la principale compagnia aerea russa.
L’inchiesta della Bbc
Ed è proprio su come Abramovich è riuscito a diventare miliardario che un’inchiesta della Bbc vuole fare luce. Grazie a documenti “contrabbandati fuori dalla Russia” e ottenuti dalla Bbc, l’oligarca è infatti sospettato di appartenere a un gruppo criminale organizzato “che ha truffato il governo russo per 2 miliardi di sterline”.
Si tratta appunto di “due accordi per l’acquisto di compagnie petrolifere che hanno fatto la sua fortuna”. Una di queste compagnie è proprio la Sibneft che, secondo la ricostruzione della Bbc, fu acquistata da Abramovich per 190 milioni di sterline nel 1995, e rivenduta al governo russo per 13 miliardi di sterline nel 2005.
Abramovich e i rapporti con Putin
Abramovich, nella sua vita da multimiliardario, è sempre stato ‘disponibile’ nei confronti del Cremlino. E infatti dal 2001 fino al 2008 è stato governatore della regione della Čukotka e dal 2008 al 2013 presidente del parlamento della Čukotka, una provincia dell’estremo Oriente russo, dove si è impegnato con ingenti cifre per migliorare la qualità della vita dei suoi abitanti. Un incarico da cui ha dato le dimissioni in seguito all’entrata in vigore della legge della Duma che vietava ai funzionari pubblici di avere attività all’estero, per tornare alla sua vita di lussi tra Londra e New York. Abramovich si è sposato tre volte, ha sette figli e oggi, secondo i rumors, anche una nuova compagna di 25 anni, l’attrice Alexandra Korendyuk.
Nel testo legale dell’Unione europea contenente l’ultimo pacchetto di sanzioni, che verrà pubblicato oggi, Roman Abramovich viene definito “un oligarca russo che ha lunghi e stretti legami con Vladimir Putin“, riferisce l’AdnKronos. Nel testo anticipato dai media britannici si legge che Abramovich “ha avuto un accesso privilegiato al presidente e ha mantenuto con lui ottime relazioni. Questo rapporto con il leader russo gli ha consentito di mantenere la sua considerevole ricchezza. È uno dei principali azionisti del gruppo dell’acciaio Evraz, che è una delle più grandi aziende russe”.
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