Caro Piero, ho letto il tuo articolo sulle sorti, il futuro e lo sviluppo del gruppo Editoriale che naturalmente edita sia Il Riformista e quindi farà anche l’Unità nel prossimo mese.

È un articolo molto interessante, che mette a fuoco soprattutto i deficit culturale, politico, di riflessione e di idee della sinistra, ma questo lo sapevamo già. Oggi però siamo di fronte a un accanimento assurdo contro un gruppo Editoriale piccolo, ma che resta una realtà molto particolare, molto interessante in un mondo che non produce più nulla se non vecchi giornali come La Repubblica o giornali come Il Fatto che si autodefiniscono di sinistra ma insomma, noi sappiamo bene che sono giornali assolutamente giustizialisti e manettari.

Detto questo però qui c’è un problema molto grave perché riguarda la cultura e la società italiana. Un editore, Romeo, decide di finanziare la rinascita dell’Unità ma anche di rilanciare Il Riformista. Dopo la tua direzione il giornale ha preso quota soprattutto negli ambienti garantisti e si è creato un nome.

Naturalmente sceglie come interlocutore Matteo Renzi, la cosa diventa politica e addirittura provoca un terremoto nella sinistra. I giornali ne parlano, forse si divide il Terzo polo, forse no, forse si metteranno d’accordo ma non per contenuti politici, si metteranno d’accordo per mantenere il finanziamento pubblico.

Allora la miseria di questo mondo è ancora più esplicita e la cosa grave è che più questo mondo va in miseria, più si accanisce contro gli altri e allora addosso a Romeo perché aveva casi giudiziari dai quali è stato prosciolto e assolto, e non una parola di sostegno a chi in questo momento – diciamo facendo tendenza opposta a quello che avviene nella società – decide di investire in questo tipo di pubblicistica.

Quindi io ne farei un problema proprio attuale grave. Perché si dà addosso a quell’esperienza che è una delle poche che in questi anni si è affermata in un deserto di idee di convinzioni. Perché si vuole ostacolare e impedire la rinascita dell’Unità.

Queste sono domande molto interessanti, sono domande a cui noi dobbiamo chiedere risposte perché questa è una forma di giustizialismo dell’editoria. Cioè: non ci può essere libertà, proibita la libertà se non sei omologato, se non sei certificato dal solito vecchio gruppo di potere sulla sinistra (non della sinistra), non puoi fare il tuo lavoro da editore libero.

Per noi è l’asfissia, noi crediamo in certe battaglie che sono state fatte e pensiamo che debbano continuare. Quindi caro Piero forza, avanti e coraggio.

Paolo Liguori

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