La diplomazia parallela
Rubio e Witkoff in pellegrinaggio da Macron che vuole dividere la Russia e lasciare il resto ai cinesi
L’obiettivo Usa è portare a casa un risultato che liberi Trump dall’imbarazzo per aver promesso una pace che invece si allontana sempre più. L’obiettivo francese è altrettanto chiaro: inviare soldati, vendere i Mirage al posto degli F-35 e offrire la sua rete di satelliti sostituti di SpaceX

Giorgia Meloni vola a Washington dove c’è grande attesa sugli sviluppi della relazione speciale fra il nostro presidente del Consiglio e la Casa Bianca, considerato che resta l’unico capo di governo europeo a cui Trump guarda con grande simpatia come prova il fatto che volle solo lei tra gli europei all’Inauguration day del suo mandato. La diplomazia Usa ha deciso contemporaneamente una importante apertura all’esterno con la nazione con cui ha più storia comune, ma anche la più ampia divergenza di prospettiva: la Francia.
Meloni e Macron
La visita di Emmanuel Macron alla Casa Bianca, mentre si svolgeva il tragico scontro fra Trump, Vance e il Presidente ucraino Zelensky, ha lasciato il segno e non soltanto per il contatto fisico costante ai limiti delle consuetudini diplomatiche. L’America è oggi interessata a due soli leader europei, Meloni ed Macron, ciascuno dei quali ha saputo creare un rapporto col Presidente americano. La notizia che viene da “Politico”, la versione europea della testata americana di orientamento conservatore e di proprietà dell’editore tedesco Axel Springer che lo avrebbe acquistato per più di un miliardo di dollari, è che il Segretario di Stato Marco Rubio e l’imprenditore edile Steve Witkoff stanno per andare insieme in Francia per affrontare sia la questione Ucraina che quella dei dazi, e in più il giro di vite sull’Iran che sta per avere l’arma nucleare.
Il pellegrinaggio della diplomazia Usa
È la prima volta che l’America di Trump dà segni di solitudine alimentando una politica estera ondivaga nei confronti sia della Russia che dell’Ucraina, sterile a Gaza e incline ad impartire una violenta azione militare all’Iran se non darà garanzie di rinunciare alla fabbricazione di un’arma nucleare, intollerabile per Israele. Ed è un fatto che siano le “teste d’uovo” americane ad andare in pellegrinaggio in un Paese europeo come la Francia, che ha una sua politica estera concorde con quella del Regno Unito di Keir Starmer. La diplomazia statunitense va a Parigi nei giorni Pasqua con i suoi due pezzi più pregiati: il Segretario di Stato (ministro degli Esteri) Marco Rubio – figlio di esuli cubani, anticastristi e antirussi – e Steve Witkoff, l’inviato di Donald Trump che ha già incontrato Vladimir Putin a Mosca per due volte, senza raggiungere alcun progresso sul cessate il fuoco in Ucraina.
La carriera diplomatica di Steve Witkoff era cominciata per hobby con il Presidente Joe Biden durante la prima tregua di Gaza che durò poco e finì male, ma che attrasse l’attenzione di Trump con cui Witkoff era stato in affari. E Trump lo volle suo inviato speciale da per tutto: in Medio Oriente nelle trattative in Arabia Saudita dove Witkoff ha fatto da postino consegnando al principe regnante Mohamed bin Salman una lettera autografa di Trump destinata agli Ayatollah di Teheran, a Mosca e a Kyiv. Uno degli interlocutori dei colloqui di Parigi sarà il ministro degli esteri francese Jean-Noel Barrot e nell’agenda c’è tutto: dall’Ucraina al Medio Oriente, alla Cina all’Iran. I due americani, Rubio e Witkoff, pur esibendo grande amicizia, sono politicamente concorrenti.
Il sogno di Macron
Rubio, per quanto si sia adattato alla linea filorussa di Trump, è il politico americano che per dieci anni ha definito Putin un feroce assassino. Witkoff va e viene da Mosca dove prende un tè con Putin ma torna a casa senza risultati. E questo perché Witkoff è un trattativista indifferente alle ragioni e ai torti, interessato soltanto a portare a casa un risultato che liberi Trump dall’imbarazzo per aver promesso una pace immediata in Ucraina che invece si allontana sempre di più.
Le posizioni francesi sono note e intransigenti: Macron è pronto, con il primo ministro Starmer, a inviare soldati “boots on the ground” in Ucraina, se e quando si raggiunga un cessate il fuoco; vuole vendere all’Europa i suoi caccia Mirage al posto degli F-35 americani e offrire all’Europa la sua rete di satelliti utili per l’Ucraina che non avrebbe così bisogno quelli di Elon Musk, migliori ma anche costantemente usati come arma di ricatto. Sono dunque in gioco commesse militari e industriali lucrosissime alcune delle quali in conflitto con le aziende italiane come Leonardo, e inoltre Macron non fa mistero di coltivare il sogno del generale De Gaulle di frantumare la Grande Russia, portare in Europa la Russia bianca e lasciare il resto ai cinesi che, per questo lo festeggiano come un imperatore.
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