Il 15 febbraio 2023, dopo aver festeggiato San Valentino, Silvio Berlusconi avrà motivo per alzare di nuovo i calici per l’assoluzione al processo Ruby-ter. È solo una previsione, ma non potrà andare diversamente. E sarà una pesante sconfitta per quel “rito ambrosiano” che si è caratterizzato soprattutto per aver infranto le regole dello Stato di diritto. Lo ha ricordato ieri mattina il professor Franco Coppi, difensore dell’ex presidente del consiglio insieme all’avvocato Federico Cecconi, attaccando l’ipotesi della Procura sia nel merito dell’accusa di corruzione di testimoni, che nel metodo procedurale usato.

Il “rito ambrosiano” del resto era stato messo in discussione dagli stessi giudici del tribunale presieduto da Marco Tremolada lo scorso 2 novembre, con un’ordinanza che è diventata un sorta di lavoro preparatorio per la difesa. E una vera lezione di procedura per i pubblici ministeri. Perché la corruzione esiste solo se c’è un pubblico ufficiale, cioè un testimone nel processo. Ma le ragazze chiamate a testimoniare nel Ruby uno e Ruby due erano già nella posizione di indagate, quindi avrebbero dovuto essere interrogate con il difensore, come indagate in procedimento connesso. Naturalmente i rappresentanti dell’accusa, il procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e il pm Luca Gaglio, che hanno già chiesto sei anni di carcere per il leader di Forza Italia, si oppongono a questa tesi che è in realtà un dato di fatto, tanto che i difensori di Berlusconi avevano appunto sollecitato il tribunale a guardare meglio dentro le procedure del “rito ambrosiano”. Modalità molto particolari, fin dai primi giorni dell’inchiesta, quando, a fronte dei primi interrogatori della giovane Karima El Mahroug, c’era stato un inspiegabile ritardo di sei mesi prima che Silvio Berlusconi fosse iscritto nel registro degli indagati. Allora il capo della Procura si chiamava Edmondo Bruti Liberati e la pm era Ilda Boccassini. E quando si andava alla ricerca del reato, facendo controllare le persone che andavano a cena ad Arcore.

Il reato non è mai stato trovato, benché la Procura ne avesse individuati due, la concussione e la prostituzione minorile. Silvio Berlusconi è stato assolto in tre gradi di giudizio. Di qui l’assunto, che pare determinato più da spirito di rivalsa che da vero convincimento giuridico: la “colpa” è di tutti questi testimoni, donne e uomini, che hanno sfilato nelle aule del Palazzo di giustizia di Milano a dire che le cene di Arcore erano “normali”. Ma come potevano essere situazioni di ordinaria amministrazione, ha obiettato la pm Tiziana Siciliano nell’agitare le manette, dal momento che ci troviamo dinnanzi a un satrapo, un “sultano” che è perfino “amico di Putin”? È chiaro che Berlusconi ha corrotto i testimoni. I due che, in alternanza, c’erano sempre, i musicisti Mariano Apicella e Danilo Mariani, prima di tutto. Sono stati pagati, certo, nelle loro città, Siena e Roma. Così i fascicoli sono stati spostati in altri tribunali, per competenza territoriale. Ed è accaduto che, una volta lontane da Milano e dal “rito ambrosiano” le imputazioni di corruzione sia in un caso che nell’altro si siano trasformate in assoluzioni. Nel caso di Apicella a Roma è stato addirittura il pm Roberto Felici a chiedere l’assoluzione dell’imputato perché “il fatto non sussiste”.

La situazione non è molto diversa da quella delle ragazze, perché nessuno ha mai nascosto il fatto che da tempo Berlusconi le stia aiutando economicamente, visto che, soprattutto quelle che lavoravano nel mondo dello spettacolo o del giornalismo, avevano ricevuto solo danni dal veder apparire sui giornali i loro nomi vicino a quello dell’ex presidente del consiglio. Versamenti alla luce del sole, con accrediti sui conti correnti. Prima durante e dopo i processi. Dove è quindi la corruzione? Ma la Procura di Milano pare non arrendersi mai. Così il pm Gaglio ha ieri replicato, dopo che al professor Coppi erano bastati trenta minuti per la sua arringa, che se il processo sta durando a lungo la responsabilità è dell’imputato che a volte ha presentato “legittimo impedimento”. Legittimo, certo. Non si può dire lo stesso dell’ormai sconfitto “rito ambrosino”. E il 15 febbraio prossimo Silvio Berlusconi non potrà che essere assolto. Di nuovo, ancora e ancora.

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Politica e giornalista italiana è stata deputato della Repubblica Italiana nella XI, XII e XIII legislatura.