La posizione
Ryanair contro il decreto del governo sui voli: “Illogico. Così i prezzi aumenteranno e diremo addio all’Italia”
L’Ad Eddie Wilson: “Ci sentiamo beffati da questo provvedimento che non aiuterà il vostro Paese. Ricorreremo alla Commissione Europea. Solo l’Unione sovietica nel 1917 aveva provato a fissare i prezzi al posto del mercato, e la cosa non funzionò”
Tra i provvedimenti presenti nel decreto “Asset e investimenti”, approvato dal Consiglio dei Ministri nella giornata di lunedì, sono rientrate anche misure contro il rincaro estivo dei biglietti aerei, con speciale divieto per le compagnie di utilizzare l’algoritmo che attualmente permette di determinare le tariffe nei periodi di picco del traffico, di fare ricorso a profilazione degli utenti web per proporre un prezzo personalizzato, ma non solo.
Secondo le ultime indicazioni, il costo dei biglietti, basato sul momento della prenotazione, non potrà subire modifiche se ricorrono congiuntamente alcune condizioni, tra cui un viaggio riferito a rotte nazionali di collegamento con le isole e un viaggio che avviene durante un periodo di picco di domanda legata alla stagionalità in caso di emergenze nazionali.
In un’intervista a Repubblica, l’amministratore delegato di Ryanair, Eddie Wilson, ha definito il decreto come “ridicolo”, facendo sapere che la compagnia ricorrerà alla Commissione Europea affinché la misura venga dichiarata illegittima per la sua interferenza con il libero mercato: “È in netto contrasto con il regolamento 1008 dell’Unione europea che lascia le compagnie libere di fissare i prezzi – precisa – ci sentiamo beffati da questo provvedimento”.
Spiegando la strategia commerciale di Ryanair, Wilson evidenzia il punto critico della norma, che rischia di trasformarsi in un’autogol per il Governo e i futuri passeggeri: “Per tenere le tariffe molto basse dobbiamo riuscire a vendere tutti i posti a disposizione sugli aerei. Ma se le tariffe verrano vincolate a quelle medie di ogni volo, aumenteranno; e saremo sostanzialmente indotti a ridurre i nostri voli. È illogico. Così, invece di aprire una nuova rotta da e verso una qualsiasi città italiana, voleremo di più verso altri Paesi. Meno viaggio e meno posti aerei porteranno a un aumento medio dei prezzi, e non alla loro flessione. Solo l’Unione sovietica nel 1917 aveva provato a fissare i prezzi al posto del mercato, e la cosa non funzionò”.
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