Alle 7.35 di questa mattina l’orologio della storia dello sport si è fermato sull’erba del “Marco Simone Golf & Country Club” di Guidonia Montecelio (Roma): è iniziata ufficialmente la sfida tra Europa e Stati Uniti per la 44esima edizione della Ryder Cup, il più grande evento sportivo mondiale secondo solo alle Olimpiadi e ai Mondiali di calcio. Una sontuosa ed elegante cerimonia di apertura giovedì pomeriggio, impreziosita dal sorvolo delle Frecce Tricolore sulle note dell’Inno di Mameli cantato da Carly Paoli, ha formalmente dato il “là” alla tre giorni di gare. È la prima volta che l’Italia ospita la manifestazione, nella quasi secolare storia di questa sfida storica in cui in palio c’è solo la gloria senza montepremi in denaro (caso unico nel dorato mondo del golf professionistico globale).

Il successo della manifestazione – non tanto sul piano sportivo, quando su quello logistico, tecnico, organizzativo – può essere un ottimo spot per favorire l’assegnazione a Roma dell’Expo 2030. Perché ormai è chiaro a tutti che i grandi eventi fanno bene al Paese e l’Italia non può ripetere l’errore drammaticamente commesso con le Olimpiadi 2026 di rinunciarvi per timore di non essere all’altezza del compito.
Tornando alla Ryder, spettacolare è stata la serata di mercoledì che ha visto sfilare le due squadre nel cuore Roma arrivando fino all’iconica cornice di Piazza di Spagna per le foto di rito, accompagnati lungo il tragitto da due ali di folla prima di spostarsi alle Terme di Caracalla per l’esclusiva cena di gala con oltre mille invitati. Un grande spot per la capitale, che da questo evento otterrà un indotto economico di svariati centinaia di milioni di euro, non solo in termini di prenotazioni alberghiere (che comunque hanno raggiunto le 70mila camere prenotate).

Nella giornata di mercoledì, intanto, è andata in scena la sfida tra alcune star dello sport mondiale appassionate di golf è stato un antipasto della visibilità globale che questo straordinario evento assicura all’Italia e a Roma. I nomi che sono scesi in campo fanno venire la pelle d’oca agli appassionati di rispettivi sport. È stato il “Team Monty”, condotto dallo scozzese Colin Montgomerie (un mostro sacro del golf di ogni tempo), a imporsi nell’All Star Match, battendo per 7 a 4 il “Team Pavin”, diretto dallo statunitense Corey Pavin. I due sono stati capitani nella Ryder Cup 2010, quando la squadra europea si impose per 14,5 a 13,5 e in campo scesero anche i fratelli Edoardo e Francesco Molinari, che in questa edizione 2023 sono a loro volta vice capitani del team europeo.
Nella sfida dei “vip” sono scesi in campo il tennista Novak Djokovic, Gareth Bale, vincitore di cinque Champions League con il Real Madrid, Leonardo Fioravanti, surfista italiano già qualificato per le Olimpiadi di Parigi 2024, lo youtuber Garrett Hilbert e il numero uno mondiale degli atleti paralimpici, l’inglese Kipp Popert. Nel “Team Pavin” Carlos Sainz, pilota Ferrari, Andriy Shevchenko, Pallone d’Oro nel 2004, Victor Cruz, ex giocatore di football americano, l’attrice hollywoodiana Kathryn Newton e l’altro giocatore paralimpico Tommaso Perrino, CT della Squadra Nazionale Paralimpica Maschile e Femminile della Federgolf. La presenza di Popert e Perrino ricorda l’inclusione sociale come punto imprescindibile di ogni disciplina sportiva, che prima di tutto deve essere palestra di vita e di valori.

Intanto i giovani europei hanno già regalato al vecchio continente la prima gioia di questa settimana magica per il golf italiano, che finalmente esce dal cono d’ombra e dai pregiudizi che spesso lo relegano ai margini della considerazione dell’opinione pubblica. Il Team Europe dei giovani talenti ha sconfitto il Team USA e conquistato la Junior Ryder Cup con il risultato finale di 20.5-9.5. Un successo netto, firmato anche dagli azzurri Giovanni Danile Binaghi e Francesca Fiorellini. Ora ai più “grandi” il compito di bissare il successo davanti ai 50mila presenti al “Marco Simone”, alle tv di 201 Paesi del mondo e ad oltre 600 milioni di telespettatori.