L'agenda della premier
Il manifesto di Meloni per il 2027 (e oltre): scommette sul premierato e sull’Albania, no al rimpasto
La presidente del Consiglio in conferenza stampa tira dritto su paesi sicuri e Starlink. No al rimpasto. Determinata sulla politica estera, mentre sulle riforme frena: “Le tempistiche non dipendono da me”
La conferenza stampa fiume di Giorgia Meloni è il manifesto politico non per il 2027, ma almeno per i prossimi 10 anni. Anche se la presidente del Consiglio frena sulla ricandidatura: «Non lo so, questo è un lavoro faticoso, è una decisione che prenderò anche valutando i risultati portati a casa. Non sono abbarbicata alla poltrona. Se posso essere utile cerco di esserlo, altrimenti mi regolerò di conseguenza». Molto chiara e determinata sulla politica estera, più timida e discreta sulle riforme. Conciliante con gli alleati. E, al di là di qualche stoccata, non alza il tono dello scontro con le opposizioni.
La liberazione di Sala
Le domande non potevano non partire dal caso Cecilia Sala, la giornalista italiana liberata dopo 21 giorni di detenzione durissima nella prigione di Evin. Un intenso lavoro del nostro paese, dal governo ai canali diplomatici e di Intelligence. Non a caso Meloni parla di «bella giornata per il sistema Italia». E non nasconde «l’emozione più grande di questi due anni», ovvero la telefonata alla madre dell’inviata per comunicarle il rientro di sua figlia. «È stato un lavoro complesso. Non c’è stato un momento di svolta, sono stati messi insieme una serie di tasselli», afferma.
Le dimissioni di Belloni e l’arrivo di Rizzi al Dis
Quanto alle dimissioni di Elisabetta Belloni dal vertice del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, la presidente del Consiglio smentisce «molte ricostruzioni che non corrispondono a verità» e assicura che il passo indietro è arrivato con qualche mese di anticipo rispetto alla scadenza naturale del suo incarico «per evitare di finire nel tritacarne che di solito accompagna nomine così importanti». Nega che la decisione sia legata al caso Sala e alla vicenda SpaceX, e spende parole al miele nei suoi confronti: «È un funzionario capace, coraggioso, di lungo corso. La mia stima e il mio rapporto personale con lei sono assolutamente inalterati». Al capo del Dis arriva il prefetto Vittorio Rizzi, «persona che ha alle sue spalle una carriera assolutamente prestigiosa all’interno della Polizia di Stato, un funzionario dello Stato di prim’ordine».
I rapporti con Trump e Musk e il caso Starlink
Ampio spazio viene riservato alla politica estera, in particolar modo ai rapporti con Donald Trump e all’insediamento previsto per il 20 gennaio: «Mi fa piacere esserci, sto valutando la compatibilità di agenda. Se riesco, partecipo volentieri». Sul sostegno all’Ucraina non è preoccupata ed esclude che il neopresidente degli Stati Uniti si sfilerà: «Non prevedo che abbandoni Kiev. Sarebbe un errore dal mio punto di vista, anche vedendo dove siamo arrivati».
Inevitabili le domande su Elon Musk, tema su cui Meloni mette in evidenza il doppiopesismo e l’isteria di chi si straccia le vesti: «Pericolo per la democrazia? Non è il primo di persone note e facoltose che esprimono le loro opinioni. Ne ho viste parecchie, spesso contro di me, ma non mi ricordo che qualcuno si sia scandalizzato. Il problema è che è influente e ricco o che non è di sinistra?». Su Starlink bolla tutto come «interlocuzioni che rientrano nella normalità per un governo», che parla «con il soggetto tecnologicamente più avanzato» nell’ottica della sicurezza di comunicazioni sensibili e delicate. Non va infatti dimenticato il ritardo dell’Italia e dell’Europa sulle tecnologie pubbliche: «L’alternativa non è un soggetto pubblico, ma è non avere la protezione di questi dati». E finché non avremo un’opzione tutta nostra, non si può far finta di nulla.
No al rimpasto, incognita Santanchè
Le sfide all’orizzonte sono anche quelle interne. Tutto passa per la stabilità del governo. E la presidente del Consiglio chiude le porte al rimpasto: «Non sono tendenzialmente favorevole». Tiene a precisare che Matteo Salvini «sarebbe un ottimo ministro degli Interni», ma subito dopo mette in chiaro: il ritorno del segretario della Lega al Viminale «non penso sia all’ordine del giorno». Invece l’ipotesi dimissioni di Daniela Santanchè dal Turismo resta congelata in attesa dell’iter giudiziario del caso Visibilia: «Non sono la persona che giudica queste cose prima che accadono, vediamo cosa deciderà la magistratura e poi ne parlerò ovviamente con il ministro».
Migranti Albania
Meloni tira dritto anche sui centri in Albania, soprattutto perché ritiene che le ultime pronunce della Cassazione «danno ragione al governo». Il suo ragionamento è: spetta all’esecutivo stabilire l’elenco dei paesi sicuri, dunque non si può rinunciare all’accordo con Tirana. «Abbiamo un dispositivo pronto a partire in qualsiasi momento», assicura. La parola ora spetta alla Corte di giustizia europea, ma Giorgia si dice tranquilla: «Dalle interlocuzioni con i miei colleghi, credo che la maggioranza dei leader dei paesi Ue sosterrà la nostra posizione».
Il nodo riforme
Meloni garantisce «determinazione e velocità» sulle riforme, ma mette le mani avanti: «Le tempistiche non dipendono da me». Eppure bisogna correre su giustizia, fisco e burocrazia. Il suo obiettivo è arrivare alle prossime elezioni con il premierato approvato: «Comporta una legge elettorale tarata su questo. La questione è materia soprattutto di competenza parlamentare. Se invece il premierato non dovesse arrivare, ci si interrogherà sull’attuale legge elettorale». Sul tavolo restano tanti nodi, dall’autonomia differenziata alle divergenze nel centrodestra sul terzo mandato.
Il «segnale» al ceto medio e l’accordo con Stellantis
Non passa inosservato lo scarso spazio per l’economia. Comunque la presidente del Consiglio sostiene che «va dato un segnale al ceto medio», ovviamente in linea con le risorse a disposizione. Senza tralasciare il taglio delle tasse e la riforma delle pensioni, di cui tanto si parla da anni. Il sostegno all’industria prevede tre pilastri: strategia, contesto e incentivi: «Serve una strategia, dobbiamo creare un contesto il più possibile favorevole per le aziende». E infine si dice soddisfatta dell’accordo con Stellantis: «Cerchiamo di fare tutto quello che possiamo per favorire un approccio che sia il più possibile a tutela dei lavoratori».
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