Sadegh Boughi, il pescivendolo arrestato in Iran perché ballava: la sua danza virale contro il regime

Nel Gilan, nella più grande città iraniana sul Mar Caspio che ha dato il nome alla meravigliosa Rosa di Rasht, si assiste da giorni ad un’ondata di canti per Sadegh Bagheri, al ritmo di un’allegra danza, che si sta diffondendo in tutto l’Iran. Bagheri, noto online come Sadegh Boughi, è un pescivendolo di 70 anni che è stato arrestato perché ballava allegramente in pubblico tra le bancarelle di un mercato della provincia di Gilan, dove si produce il migliore caviale del mondo, per attirare clienti. Il ballo è una pratica vietata dalla legge locale che spesso gli iraniani aggirano pubblicando video delle loro esibizioni su Instagram e su TikTok utilizzando l’applicazione di video-selfie, “dubmash”. Non di rado le adolescenti amano produrre videoclip con sincronizzazione labiale.

I suoi video, che lo ritraggono mentre balla tra le bancarelle di pesce fresco del mercato della città di Rasht, sono diventati virali e raccolgono decine di migliaia di follower su Instagram.
Ora il ballerino settantenne è rinchiuso in carcere e i pasdaran hanno sigillato i suoi negozi e hanno chiuso il suo account Instagram.
Il regime iraniano non può tollerare la gioia. Ha arrestato 12 persone e chiuso 13 negozi di quel mercato e ora in risposta, gli iraniani postano video in cui ballano sulle note della stessa sua melodia.
Non sono trascorse nemmeno poche ore dal suo arresto che a partire dal mercato del pesce di Rasht in segno di solidarietà, i commercianti e i giovani hanno dato vita a balli e canti al ritmo delle note musicali di Sadegh Boughi.
La gioia e la danza in Iran sono strumenti anti soffocamento, di una generazione di uomini e donne che rifiutano l’ipocrisia di vivere la libertà solo nello spazio privato e la rivendica invece ovunque, a cominciare dallo spazio pubblico.

Disobbedienza civile in Iran, la danza di Boughi virale in tutte le strade

Ora non vi è centro urbano in Iran in cui non si balli per le strade al ritmo della danza di Boughi. Giovani, bambini e anziani, uomini e donne ballano e canto pubblicamente in una grande e vasta esplosione di disobbedienza civile. Lo fanno allegramente facendosi beffe delle autorità che davanti a una così diffusa manifestazione di lotta e di sostegno per Boughi sta manifestando molta difficoltà nella sua opera di repressione.
Sadegh Boughi è diventato un altro simbolo delle proteste, di una ribellione, di una rivoluzione già densa di simbolismi e di messaggi dirompenti per la liberazione dell’Iran dalla Repubblica islamica. Boughi con le sue parole scandite al ritmo di una danza locale voleva solo allegramente attirare la popolazione di Rasht e invogliarla a comprare il suo pesce, ma il suo arresto ha aggiunto alla sua festosa iniziativa una nota in più, quella dell’affermazione della propria libertà anche di cantare e ballare pubblicamente. “Non potete rubare la nostra felicità!”, gridano i giovani per le strade.

In Iran è vietata la gioia, il regime vuole tristezza e passività

In Iran, dal 1979 ad oggi, i canti e i balli non sono una novità nelle manifestazioni. Dopo la barbara uccisione per mano della polizia morale di Mahsa Amini, che scatenò l’ondata di proteste delle donne, Another Love di Tom Odell diventò la colonna sonora su TikTok della lotta contro l’apartheid di genere. Così come lo diventò “Baraye”(in italiano “Per”) del musicista iraniano Shervin Hajipour.
Sadegh Buqi a 70 anni rappresenta ora una corrente di giovani che si sta rafforzando, che con la sua resistenza passiva sta facendo crollare arcaici tabù.
In Iran, i giovani e gli anziani che cantando e ballando nelle strade sanno che la felicità, l’allegria, le risate e il divertimento hanno un costo molto elevato, ma nonostante, ciò intendono non privarsene. I regimi autoritari, quelli religiosi e gli autocrati hanno bisogno di promuovere il dolore per annichilire e soggiogare la popolazione, ecco perché la pubblica allegria rappresenta una minaccia molto seria al lugubre e feroce autoritarismo.
I detentori del potere hanno bisogno della tristezza e della passività dei loro sudditi per sterilizzarne la capacità di agire. I giovani in Iran lo hanno capito e per questo non mostrano alcun segno di cedimento dopo 15 mesi di proteste.
Il pescivendolo ribelle di Rasht, nei versi delle sue fantasiose canzoni improvvisate, amava dire: “La gente acquista e paga piangendo, dobbiamo invece pagare sorridendo”.