Il dramma e la solidarietà
“Salvare e accogliere sono capisaldi della civiltà traditi dal governo”, intervista al sindaco di Pozzallo Roberto Ammatuna

Roberto Ammatuna è Sindaco di Pozzallo, in provincia di Ragusa. Eletto con una lista civica, era entrato nel Pci quaranta anni fa. “I miei due punti di riferimento erano Emanuele Macaluso e poi Enrico Berlinguer”. In questi giorni ha aperto le porte della sua cittadina ai 17 sopravvissuti all’ultima strage di innocenti, nella quale hanno perso la vita almeno 30 migranti.
Ha voluto incontrare i superstiti uno a uno.
L’ho fatto da essere umano e da siciliano, prima che da sindaco. Perché per noi l’accoglienza è sacra, e il rispetto della vita dell’altro è identico al rispetto della nostra.
Che sensazioni le hanno dato?
I contatti sono minimi, sono assistiti dall’equipe di prima assistenza sociosanitaria. Posso dirle che sono persone traumatizzate. Hanno visto morire uno dopo l’altro i loro compagni di viaggio e in molti casi i loro famigliari. Sono persone a cui si legge l’anima dagli occhi. Il fondo dell’anima, come il fondo degli abissi che hanno visto da vicino.
La sua cittadina è l’avamposto tra Europa e Africa, il vostro confine è una linea sull’orizzonte libico.
Sì, e per questo sentiamo una responsabilità doppia. Siamo al centro di un incrocio di mari, di culture, lingue e religioni. Pozzallo confina con la Libia, sì. Perché il confine d’acqua è come quello di terra. E le dico che da questo mio osservatorio ne ho viste di cose strane, quanto a migranti.
Non arrivano più dal centro Africa, attraversando il Maghreb?
Non mi chieda da dove partono. Posso dirle che circolano tante barche russe e turche. Molte più di un anno fa. E vedo che sta cambiando la provenienza dei migranti: molta meno Africa nera e molto più Medio Oriente, Asia Minore. Come se in effetti una qualche cabina di regia occulta stia provando a ‘dirigere il traffico’.
Veniamo al governo Meloni. Dove stanno sbagliando?
Tutto. È cambiato tutto da quando c’è questo governo. Prima per quanto riguardava noi c’era una situazione più programmata, gli sbarchi erano più puntuali. Si aveva la possibilità di organizzare il soccorso e l’accoglienza, e gli immigrati non sostavano a lungo nell’hotspot. Da cui oggi si può fuggire perché si viene costretti a stazionare più a lungo. E questo crea un clima di insicurezza e di paura nelle comunità locali.
Insomma è il governo stesso che crea le condizioni che portano al caos?
Assolutamente sì. L’accoglienza adeguata, subito dopo il dovere del soccorso, sono i due capisaldi della nostra civiltà. Quella che qualcuno a Roma sta tradendo.
Lei è stato ricevuto nella capitale una settimana fa.
Mi ha ricevuto il ministro Piantedosi, che avevo già conosciuto nel suo ruolo di capo gabinetto di Salvini. E ho parlato con il capo dipartimento delle Libertà civili e Immigrazione, prefetto Valerio Valente. Hanno assicurato entrambi che avrebbero seguito i territori di frontiera più da vicino. Poi più niente. Non abbiamo visto nulla, siamo lasciati soli, anche noi di Pozzallo ad agire per conto dell’Italia e dell’Europa.
Neanche la Regione vi ha dato una mano per l’accoglienza di chi sbarca?
Per la Regione è come se noi non esistessimo. Finanziano i carri del carnevale e ogni tipo di sagra paesana, ma per dare dignità alle vite umane non c’è nessun tipo di sostegno. Così come dal Governo. Una latitanza strategica, pensata e voluta per abbandonare a se stesso chi accoglie, come chi soccorre.
Il Governo però si è riunito a Cutro.
Facendo così un ennesimo spot. Bisogna fare politica, non girare una pubblicità. Meloni ha vinto la campagna elettorale con le sciocchezze dell’affondare barconi, adesso si sta rendendo conto che governare sul serio è faticoso. A meno che non voglia rimanere vittima del suo principale alleato, Salvini. Da sindaco di frontiera le dico: la smetta con la propaganda, faccia un bagno di realtà. E vale per tutta la politica, divisa tra umanitarismo romantico e becero razzismo: il fenomeno migratorio è il banco di prova della maturità della classe dirigente.
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