Parla il candidato
“Salviamo il Lazio col voto disgiunto”, l’appello ai 5 Stelle di Alessio D’Amato

Pochissimi giorni al voto, la tornata delle regionali per Lazio e Lombardia è ormai alle porte: si vota tra quattro giorni. Nel Lazio Alessio D’Amato, candidato del centrosinistra unito – dal Pd ai Verdi, da Azione a Italia Viva e Più Europa – è a una incollatura dal centrodestra. “Dobbiamo unire tutti coloro che vogliono una svolta nella continuità, rinnovando nomi e incarichi, politiche e programmi senza buttare via l’esperienza positiva di questi dieci anni di buon governo del centrosinistra”.
Cosa si sente dire dalla gente?
Un grande attestato di stima per il lavoro svolto. Sono stato Assessore alla sanità, mi ringraziano soprattutto per come è stata gestita la più grande emergenza sanitaria che abbiamo vissuto nel dopoguerra che è quella del Covid, partita proprio da Roma”.
Un’attestazione di stima trasversale?
Di me si fida chi lavora, chi si sposta nel Lazio, chi ha avuto a che fare con la sanità. Perché sanno che le mie priorità nelle esperienze amministrative sono sempre state attente a sanità, istruzione, welfare. Ai temi economici, sociali e della sostenibilità. E dunque sì, sto ricevendo attestazioni di gradimento trasversale: da sinistra, dal centro, dal mondo più vicino al Movimento Cinque Stelle….
Addirittura dagli elettori M5S?
Sì perché sentono che parliamo lo stesso linguaggio, che so dare corpo alle loro idee. A loro rivolgo un appello al voto disgiunto: chi vuole votare M5S, può farlo barrando la lista con il loro simbolo. Ma possono dare anche il voto a me. Ed è il voto più utile che possano dare: confermano una scelta di campo ma danno al centrosinistra la possibilità di battere la destra.
Cosa rischierebbe la Regione Lazio se dovesse interrompersi la fase del governo del centrosinistra?
Un brusco rallentamento di tutti i progetti di finanziamento che sono veramente importanti per cambiare la vita dei nostri cittadini e per il nostro sistema delle imprese. Ricordiamolo: abbiamo 9 miliardi di euro del Pnrr concentrati sul Lazio. E non possiamo permetterci di ritardare nessun progetto. A differenza di altre realtà regionali noi abbiamo degli appuntamenti per i quali dobbiamo essere pronti: penso ad esempio al prossimo Giubileo e a quello che deve essere fatto per sostenere la candidatura di Roma 2030. Qualsiasi ritardo rischia di pregiudicare in maniera irreversibile la possibilità di rappresentare Roma e Lazio nella maniera migliore possibile, anche agli occhi del mondo.
Errori, casa, vecchie frequentazioni. Di Rocca si dice un po’ di tutto, lei cosa pensa?
Preferisco lavorare su un piano di programma, non voglio parlare del suo passato. Quel che penso è che lui sia sinonimo di privatizzazione del servizio sanitario, perché da presidente di Croce Rossa è stato colui che ha portato la CRI da ente di diritto pubblico a ente di diritto privato. Ha perseguito l’opzione della privatizzazione e credo che questo sia il pericolo maggiore che corre il nostro sistema sanitario.
Rocca dipinge se stesso come elemento di garanzia e autonomia. Cosa gli risponde?
Che è vero il contrario: Rocca non è un elemento di garanzia perché l’esperienza della privatizzazione di Croce Rossa porta in quella direzione, e noi abbiamo bisogno della garanzia del contrario: di spazi pubblici per la sanità di tutte e di tutti. Quanto all’autonomia: ha diretto – fino a poche settimane fa – associazioni importanti della sanità privata. Un elemento che sicuramente non ne fa un arbitro ma un protagonista di una delle parti in causa: la sanità privata. Abbiamo bisogno di un loro portavoce? Evidentemente no.
Torno sul M5S che sta con Majorino in Lombardia ma non con lei nel Lazio; ieri Padellaro ha rivolto dalle colonne del “Fatto Quotidiano” un accorato appello a Conte affinché non rinunci a vincere. Lei cosa ne pensa?
Perdere il Lazio non conviene a nessuno. Meno di tutti, conviene a Giuseppe Conte: se vuole dimostrare di essere determinante per vincere, questo è il momento. Se vuole fare il guastatore, si accomodi. Ma sarebbe un peccato, come gli scrivono commentatori autorevoli e non certo ostili come quelli del Fatto. Ecco che ha un senso nuovo e forte il voto consapevole, il voto responsabile. Rivolgo agli elettori del Movimento un mio appello: mettiamo via le acredini. Ragioniamo insieme di cose da fare: il mio programma è convergente con quello di chi ha a cuore l’ambiente, le donne, le politiche sociali.
Mi fa qualche esempio?
Penso a misure in grado di riunire l’alveo progressista e riformista e costruire insieme un sistema di welfare. Ci sono molti punti che ci uniscono. Un reddito di formazione che aiuti chi si impegna a rafforzare le proprie competenze ma anche un reddito regionale di sostegno universale per chi dovesse trovarsi in difficoltà. Ecco che il voto consapevole, come dice Padellaro, può dare agli elettori del Movimento la possibilità di vedere realizzate le loro idee e non vanificare il voto in un atto di dissenso fine a se stesso.
Con un’attenzione, visto che ha citato i progetti Pnrr e gli appalti che arriveranno per il Giubileo, a legalità e trasparenza?
Sì, voglio istituire l’Assessorato alla Trasparenza e Legalità con compiti di coordinamento e controllo di tutti gli appalti e non solo. Per fare educazione civica alla lotta alla corruzione e contro le criminalità organizzate del Lazio, che sono tante e diverse. Ho anche in mente chi, tra le donne che hanno fatto recenti esperienze amministrative, potrebbe occuparsene. Ma è presto per fare nomi, li farò il giorno dopo le elezioni.
E per rilanciare il lavoro, a cosa pensa?
Tutto il sistema-Lazio deve tornare a correre. Abbiamo bisogno di formare e di assumere ventimila persone solo nell’ambito della sanità, a partire dagli operatori ospedalieri e dagli infermieri. Dobbiamo tornare a curare le scuole e le strade. E ho in mente una iniziativa per le ristrutturazioni edilizie, con un ecobonus regionale 110%.
Con l’Autonomia differenziata il Lazio ha poco da guadagnare …
Il Lazio ha poco da guadagnare ma soprattutto il Paese ha tanto da perdere. E poi siamo seri: in un contesto anche di grande conflittualità e competizione a livello internazionale, avere tanti settori regionalizzati è veramente un rischio. Prendiamo la scuola: bisogna riflettere molto perché una scuola regionalizzata e per di più con le gabbie salariali come propone il ministro Valditara è veramente un ritorno al passato di forte divisione del Paese.
La sua vittoria, ci sta dicendo, parlerebbe anche al governo nazionale?
Va da sé. Mantenere il Lazio, che è la seconda regione italiana, a sinistra e che dunque sull’Autonomia dice il suo fermo No, ecco, questo sarebbe un argine assolutamente importante: significa che diventa una barriera quasi insormontabile alla proposta della Lega.
In un momento in cui c’è molta disgregazione lei mette insieme Pd, Azione, Italia Viva, Più Europa…
Una mia vittoria cambierebbe completamente il corso della narrazione. Darebbe il senso di una nuova chance per il campo riformista e progressista, di una ripresa finora insperata. Siamo a una incollatura e la differenza tra Rocca e me è assolutamente colmabile, ci sono tanti indecisi tra i moderati e gli ex Cinque Stelle che possono compiere, puntando su di me, un gesto importantissimo che non inciderà solo sulla regione ma che si farà sentire forte anche a Palazzo Chigi.
Si vota anche per i congressi Pd e per le primarie. Il suo appoggio a chi va?
Agli iscritti di un partito vitale che sono tornati a discutere non solo di nomi ma di idee e di programmi e a tutti coloro che rendono possibile questa grande festa della democrazia andando a votare ai gazebo e ai seggi delle primarie. Il mio appello è affinché partecipino in tanti, per dare un segnale anche qui di controtendenza: non è vero che il destino è segnato, che la sconfitta è ineluttabile. Sono abituato, a partire dal Covid, a non arrendermi mai. Quando mi dicono che la sfida è difficile, inizio a tirarmi su le maniche e lavoro il doppio.
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