Matteo Salvini non ci sta e contribuisce a spaccare ulteriormente la coalizione che sostiene il governo Meloni. Il leder della Lega e vicepremier si schiera con il generale Roberto Vannacci, autore del libro (autopubblicato) “Il mondo al contrario” che ha suscitato polemiche per i passaggi di natura omofoba e razzista che hanno portato al suo avvicendamento alla guida dell’Istituto Geografico Militare anche se – sottolinea lo stesso Vannacci – “mi è stato notificato nessun provvedimento disciplinare. Qualora mi fosse notificato l’avvia di una indagine disciplinare, questo non mi colpevolizza affatto ma sarebbe solo l’avvio di un’indagine per verificare presunti illeciti commessi o non commessi”.
Ebbene Salvini, in piena linea con le tesi populiste e sovraniste presenti nel libro, boccia la linea Crosetto, che aveva definito “farneticazioni” le parole di Vannacci, e annuncia che comprerà il libro per leggerlo “prima di giudicare” perché a suo avviso “i giornalisti italiani di sinistra che hanno commentato il libro non l’hanno letto, la condanna al rogo a mo’ di Giordano Bruno non mi sembra ragionevole”. Fonti del Carroccio fanno poi sapere che “oggi c’è stata una telefonata, molto cordiale, tra il vicepremier e Ministro Matteo Salvini e il generale Roberto Vannacci”.
In una diretta social, lo stesso Salvini spiega: “Il generale viene additato come un pericolo, mi comprerò il libro perché prima di giudicare voglio leggere, sono curioso. Questo generale ha salvato vite e la Patria, fece delle denunce sull’uranio impoverito. Mi rifiuto di pensare che in Italia ci sia un Grande Fratello che dice cosa devi pensare. Se non ci sono dentro fatti segreti legati al proprio ruolo, Vannacci ha tutto il dovere e diritto di esprimere le proprie idee”.
Mentre la premier Giorgia Meloni non si è ancora espressa sulla vicenda, nella maggioranza del suo Governo proseguono senza sosta le tensioni. L’ultimo caso, quello del generale Vannacci, ha visto scendere in campo sia Forza Nuova (che ha proposto invano al militare di candidarsi alla suppletive di Monza), poi esponenti del suo partito (Giovanni Donzelli e Galeazzo Bignami) che hanno difeso il generale e criticato il ministro della Difesa Guido Crosetto e la linea dell’Esercito stesso, che ha preso le distanze da Vannacci.