"Il mio mandato è in mano ai militanti"
Salvini e il flop Lega, parte la guerra interna: “Saprei chi eleggere come nuovo segretario”

La Lega riparte dall’8,8% delle politiche e avvia una riflessione interna dopo la cocente sconfitta rimediate nelle regioni del nord che governa (Lombardia, Veneto e Friuli). Negli ultimi quattro anni e mezzo il partito guidato da Matteo Salvini sta attraversando il momento più delicato dopo il 17% delle politiche del 2018 e il 34,2% delle Europee del 2019. Oggi il Consiglio federale è convocato alle 15 a Milano per un’analisi del voto ma nel frattempo non mancano gli attacchi alla gestione del leader del Carroccio.
Uno di questi arriva dall’ex ministro dell’Interno Roberto Maroni che già parla di nuovo segretario. Nella rubrica “Barbari foglianti” sul Foglio, commenta così l’esito delle elezioni politiche complimentandosi con Meloni: “La vittoria netta svanisce quella che per il centrodestra era l’unica paura e per il centrosinistra l’unica speranza: non ci saranno incertezze in parlamento. Meloni potrà contare su una maggioranza assoluta sia alla Camera che al Senato”.
Poi la frecciata a Salvini, finito nel mirino anche del governatore del Veneto Luca Zaia. Maroni ha le idee chiare: “E ora si parla di un congresso straordinario della Lega. Ci vuole. Io saprei chi eleggere come nuovo segretario. Ma per adesso non faccio nomi“.
Chi prova a difendere la gestione Salvini è Riccardo Molinari, capogruppo della Lega alla Camera, che nel flop elettorale coinvolge gli stessi governatori: “Sarebbe sciocco dire che non abbiamo fatto errori. Governatori delusi? Le decisioni vengono prese sempre insieme nella segreteria politica dove ci sono pure loro. Cercare di smarcarsi non si fa bella figura”. Intervenuto ai microfoni di “24 Mattino” su Radio24, Molinari sottolinea che “chi è nella segretaria politica, come i governatori, e ha indirizzato il segretario Salvini, oggi non può dire che è tutta colpa di Salvini”.
Una vittoria di Pirro per Salvini che però non vuole sentire parlare di dimissioni e alle domande sul suo futuro del movimento ha tagliato corto: “Il mio mandato è in mano ai militanti, non in mano a due ex consiglieri regionali o a un ex deputato. Non è un’autoassoluzione, mi prendo io tutte le responsabilità, mi faccio carico degli errori. Onori e oneri, sono abituato a fare così e conto che il 99% della comunità militante lavori insieme. Se qualcuno ha altri progetti, non siamo mica una caserma”.
© Riproduzione riservata