Salvini attacca: “Quello che accade a Lampedusa è la morte dell’Europa”. Un po’ lo fa anche Forza Italia: “È necessaria una soluzione condivisa tra i 27”. Giorgia Meloni preferisce tacere e fa bene perché sull’immigrazione peggio di così il suo governo non poteva fare.

Tra promesse, decreti, divieti, proclami e minacce il risultato è seimila sbarchi in un giorno solo a Lampedusa (record storico da quando esiste l’hot spot), un bimbo di 5 mesi annegato perché il barchino con sopra 46 persone partito dalla si è capovolto quando è arrivata la nave dei soccorsi. La mamma è della Guinea ed è minorenne.

Fa bene a tacere la premier perché se l’Europa dei 27 non ha ancora raggiunto un accordo condiviso, non è ancora – per essere chiari – riuscita a superare la convenzione di Dublino che dal 2013 obbliga il paese di primo approdo all’assistenza e alla valutazione dello status, la colpa è dei paesi europei sovranisti amici e alleati di Giorgia e Matteo che votano contro ogni volta che si prova a superare Dublino. Meloni oggi andrà a Budapest e incontrerà Orban. Motivazione ufficiale è un forum sulla natalità ma hanno molti altri temi di cui discutere Giorgia e Viktor in vista delle elezioni europee e dell’ipotizzato ingresso del leader ungherese nei conservatori europei. Anche l’immigrazione.

Ursula von der Leyen ieri mattina nel discorso annuale sullo Stato dell’Unione davanti al Parlamento europeo – discorso molto atteso perché il suo “ultimo” di questo mandato e quindi un po’ il manifesto elettorale per la sua attesa ricandidatura – ha rivendicato che l’accordo sul patto per la migrazione “non è mai stato così vicino” ed è stata positiva rispetto al fatto che “il Parlamento e il Consiglio abbiano l’opportunità storica di arrivare finalmente alla meta dimostrando che l’Europa può gestire la migrazione in modo efficace e compassionevole”. Il percorso però è a ostacoli e il lavoro di limatura e allineamento dei testi tra Commissione e Parlamento è ancora in corso. I prossimi appuntamenti sono il Consiglio Affari Interni del 28 settembre, poi quello in Lussemburgo il 19 ottobre, ultimo passaggio il vertice dei leader a Bruxelles il 26-27 ottobre.

Il problema, inutile negarlo, è che il dossier dovrebbe essere definito nel pieno della campagna elettorale. E se c’è un tema che fa a cazzotti con il consenso, questo è l’immigrazione.
Non è un caso infatti che nelle ultime 24 ore la Germania e la Francia poi abbiano annunciato la stretta contro l’Italia colpevole, a loro dire, di non controllare il flusso alle frontiere con gli altri paesi europei e di non riprendersi indietro la quota di Dublinanti – gli stranieri già identificati in Italia – che sono riusciti in qualche modo ad arrivare in Francia. Così Berlino ha sospeso gli accordi di redistribuzione raggiunti a giugno e Parigi ha deciso di blindare la frontiera, dal mare alle Alpi.

Ora però il problema è un altro. E lo ha denunciato il cancelliere Scholz nell’ultimo consiglio europeo a luglio. “Dai numeri che abbiamo – osservò sarcastico – sembra quasi che la Germania abbia la spiaggia più lunga del Mediterraneo…”. In Germania infatti stanno arrivando molti stranieri e l’80 per cento non è stato ancora identificato. Non essendo né Germania né Francia paesi di primo approdo, è chiaro che c’è una falla nel sistema Dublino. Eccolo qua il vero motivo di risentimento di Berlino e Parigi. L’Europa non aiuta l’Italia? E l’Italia allora non riesce ad identificare tutti e pazienza se ne passa qualcuno. Due su cinque sono anche più di “qualcuno”. La ricetta, neppure nuovissima, per fare quelle espulsioni che il governo promette ma non è mai riuscito a fare.

Il governo ha cambiato linea e strategia. Non urla più e promette meno. Dopo lo shock di Cutro ha messo le navi in mare, ha intensificato le operazioni di search and rescue, distribuisce nel territorio nazionale gli arrivi. “Sull’immigrazione cerco una soluzione strutturale che duri nel tempo e non ricette spot buone per due settimane” ha detto la premier l’altro giorno all’Assemblea nazionale di Fratelli d’Italia. Neppure una parola ieri su Francia e Germania. Del nuovo decreto immigrazione per fare le espulsioni annunciato a fine luglio si sono perse le tracce. Da noi sbarcano, si rifocillano da qualche parte e poi li lasciamo passare. E andare dove vogliono.

Claudia Fusani

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