La riflessione
Salvini e Meloni, come fate a dirvi cristiani?
Se uno non sbaciucchiasse il rosario nei comizi affidando alla Vergine Maria la manutenzione dei decreti sicurezza, e se l’altra non esibisse la fedina di madre cristiana mentre chiede di affondare i barconi che salvano i migranti, allora potremmo lasciar perdere e giudicare la loro propaganda per quel che è: il conato periodico della soluzione illiberale e discriminatoria spacciata per formula ragionevole, dove la ragionevolezza sta soltanto nel fatto che paga nell’urna degli italiani, i quali notoriamente “vengono prima”. Quel che vien prima in realtà non sono i loro diritti – che restano malmessi anche se i negri affogano o sono rispediti nei lager – ma i loro voti: a questi, ai voti, è rivolta infatti la retorica sicuritaria a contrasto dell’immigrazione che porta terroristi e Coronavirus e toglie il lavoro ai nostri connazionali.
E diciamo – ma proprio per modo di dire – che a suo modo ci sta: nel senso che è una legittima, per quanto abbastanza scriteriata, linea di approccio al problema. Ma se quella medesima propaganda è fatta nell’ostentazione di una patacca cristiana, e cioè in usurpazione blasfema di simboli cari all’universalità spirituale di tanti (forse non tutti iscritti alla Lega o a Fratelli d’Italia), allora non ci sta più: ed è non solo legittimo, ma dovuto, rinfacciare a quei due che comportandosi in quel modo si può ancora essere buoni raccoglitori di voti, ma buoni cristiani proprio no. Un conto, infatti, è dare a una di “zingaraccia” (sei solo un razzista), un altro paio di maniche è farlo mentre le Tv mandano le tue arringhe contro i clandestini da ributtare in mare in nome di Gesù Cristo: e in quest’altro caso non sei più solo un politico discutibile, sei uno che entra in chiesa nudo e scaracchia nell’acqua santa.
E così quando l’altra si duole dei nonni d’Italia privati del diritto al Natale coi nipoti mentre i migranti possono sbarcare “tranquillamente”, tipo il bambino di sei mesi tranquillamente morto perché lasciato tranquillamente senza soccorsi (ma che vuoi farci, mica era italiano: veniva dopo). Il sospetto che ci sia molto poco di cristiano nel quadretto della famigliola italica stretta intorno al presepe mentre quegli altri stanno al freddo in mezzo alle onde, evidentemente, non sfiora la fiamma spirituale di questa campionessa della destra dio-patria-famiglia: e ancora una volta andrebbe bene (ancora una volta per modo di dire) se questa bella impostazione non pretendesse compatibilità con il claim “madre e cristiana” che Giorgia Meloni adopera a sostegno delle proprie campagne di primatismo nazionalista. Senza il sussidio di volgare appropriazione che mischia i nomi e i simboli sacri con il sangue e con la merda della rissa partitocratica avremo soltanto il diritto di domandarci che razza di politici sono quelli. Così c’è invece dovere di domandarsi che razza di cristiani sono.
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