Il ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture
Salvini promette il Ponte sullo Stretto di Messina: “Si farà, i lavori partono entro 2 anni”

Per Matteo Salvini “il ponte si fa, assolutamente, lo confermano gli ingegneri”. E il Ponte è il Ponte sullo Stretto di Messina, la grande opera forse più discussa, osteggiata, rimandata e infine grande mai progettata in Italia. “Sarà l’opera più ecocompatibile e green al mondo. L’obiettivo è partire con i lavori entro due anni” e poi “completarlo entro cinque-sei anni”, ha detto il Segretario della Lega e ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture del governo Meloni a Radio Rtl.
È una storia infinita quella del ponte sullo Stretto, già ipotizzato secondo il geografo Strabone dagli antichi romani che collegarono l’isola con un ponte di barche. Lo stretto è lungo tre chilometri e trecento metri. Il progetto cominciò a diventare qualcosa di politicamente ipotizzabile dopo l’Unità d’Italia. Il ministro dei Lavori Pubblici Giuseppe Zanardelli nel 1876 dichiarò: “Sopra i flutti o sotto i flutti la Sicilia sia unita al Continente”.
Anche Benito Mussolini, duce dittatore dell’Italia fascista, parlò del ponte. Il primo progetto serio partì nel 1981 con il governo Forlani che creò la Stretto di Messina SPA. Non se ne fece però niente, non partì nessun cantiere. Il progetto tornò sulle prime pagine con la campagna elettorale del 2001 di Silvio Berlusconi, anche attualmente alla guida di Forza Italia, che promise che il ponte sarebbe stato terminato entro il 2012. L’appalto venne vinto nel 2005 dal consorzio Eurolink.
Le innumerevoli difficoltà tecniche, la sismicità della zona, i dubbi sull’utilità economica, i costi, un’opposizione dura e popolare della sinistra del Paese resero il progetto infattibile e il Ponte protagonista di una saga tra il grottesco e il comico. Il governo Prodi nel 2006 fermò il progetto, il nuovo governo Berlusconi nel 2008 provò a farlo ripartire, il governo Monti nel 2012 bloccò ancora il progetto. La società Stretto di Messina SPA fu messa in liquidazione nel 2013.
La Corte dei Conti ha stimato che tra il 1982 e il 2005, tra progettazioni e studi, il Ponte sia già costato quasi 130 milioni di euro. L’ultimo presidente del Consiglio a schierarsi apertamente – “noi siamo pronti” – per la realizzazione fu Matteo Renzi, che così si espresse all’evento dei 110 anni dell’impresa di costruzioni Salini-Impregilo. La società faceva parte del consorzio Eurolink che aveva vinto l’appalto e che a causa dello stop ai lavori aveva chiesto 790 milioni di euro di danni allo Stato.
Il centrodestra aveva annunciato già nel programma in 15 punti in vista delle elezioni politiche dello scorso 25 settembre l’intenzione di tornare sul punto. Si leggeva così al punto 2 di “Per l’Italia”, un programma in 15 punti, “Infrastrutture strategiche e utilizzo efficiente delle risorse europee”: “Rendere l’Italia competitiva con gli altri Stati europei attraverso l’ammodernamento della rete infrastrutturale e la realizzazione delle grandi opere. Potenziamento della rete dell’alta velocità per collegare tutto il territorio nazionale dal Nord alla Sicilia, realizzando il ponte sullo Stretto“.
Già a inizio marzo il ministro aveva anticipato – in collegamento con il Cruise Terminal di Palermo, dove l’Autorità portuale ha affrontato il tema della comunicazione tra infrastrutture, logistica, trasporti, cultura, turismo e sviluppo del territorio – in un evento che “a metà marzo porteremo in Cdm il decreto Ponte sullo Stretto. È un’opera che costa di più non farla che realizzarla. La prossima settimana avrò una riunione ai massimi livelli. I ponti uniscono. Non è il ponte che unisce Messina a Reggio Calabria ma unisce Palermo a Rotterdam – aveva detto Salvini -. Costa più non farlo che farlo. La mia ambizione è intorno alla metà di marzo portare al consiglio dei ministri il decreto ponte che darà a 60 milioni di italiani un progetto green, ambizioso, moderno ed ecosostenibile”.
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