40 organizzazioni contro gli accordi con la Libia
Salvini riprende la caccia ai migranti e prende il controllo dei porti
Appena insediato nel suo nuovo dicastero, il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili, Matteo Salvini, ha incontrato ieri l’Ammiraglio Nicola Carlone, comandante generale della Guardia Costiera. Per Salvini “è stato un lungo e proficuo incontro” per fare il punto della situazione, anche a proposito di immigrazione: attualmente in area Sar libica ci sono due imbarcazioni ong, abbiamo letto a conclusione di una nota del suo staff.
Il leader del Carroccio ha posto dunque una ipoteca sulla delega per la gestione dei porti, che potrebbe andare anche al Ministero del Sud e del Mare. Ma soprattutto spinge a chiedersi se sia subito pronto a scatenare una nuova battaglia navale contro le navi umanitarie. La risposta a questa domanda è affermativa a leggere il commento del segretario nazionale di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, parlamentare dell’Alleanza Verdi Sinistra: “Vedo che Salvini pure da ministro delle infrastrutture ricomincia la sua cinica campagna di propaganda contro i migranti, incontrando il comandante generale della Guardia Costiera. Mentre bambini, donne e uomini continuano a morire a poche miglia dalle coste italiane, e si susseguono naufragi su naufragi”.
“Invece di preoccuparsi della presenza di navi delle ong nel Mediterraneo centrale – conclude il leader di Si – Salvini e questo governo facciano in modo che per ricerca e soccorso siano impegnati gli assetti navali del nostro Paese e della Ue, per non continuare ad essere corresponsabili di una strage disumana”. Intanto domani alle 17:30 in piazza dell’Esquilino a Roma quaranta organizzazioni umanitarie si riuniranno contro il rinnovo degli accordi del Memorandum Italia-Libia. In piazza ci sarà anche l’onorevole Riccardo Magi, presidente di +Europa: “è sconcertante che Salvini riproponga politiche illegittime, disumane e fallimentari. Al governo Meloni chiediamo invece di modificare la Bossi Fini rispondendo alla richiesta del sistema produttivo italiano di un numero maggiore di ingressi legali per lavoro nel nostro Paese e chiediamo cosa intenda fare sul memorandum Italia-Libia su cui il precedente governo aveva formulato proposte di modifica”.
Le conseguenze del Memorandum sulle persone trattenute in Libia tra “abusi, sfruttamento, detenzione arbitraria e torture” saranno al centro, alle 14.30, anche di una conferenza stampa, in programma sempre nella capitale all’Hotel Nazionale, in cui le ong faranno luce anche sulla gestione dei fondi europei che finanziano la Guardia costiera libica. “Se entro il 2 novembre il governo italiano non deciderà per la sua revoca, il Memorandum Italia-Libia verrà automaticamente rinnovato per altri 3 anni – ricordano le ong che lanciano l’hashtag #Nonsonodaccordo -. Si tratta di un accordo che da ormai 5 anni ha conseguenze drammatiche sulla vita di migliaia di donne, uomini e bambini migranti e rifugiati. Dal 2017 a ottobre 2022 quasi 100.000 persone sono state intercettate in mare dalla guardia costiera libica e riportate forzatamente in Libia, un Paese che non può essere considerato sicuro”.
Ad unirsi all’appello anche le sigle sindacali Cgil, Cisl, Uil: “L’accordo, che nasceva con l’obiettivo di inviare aiuti economici e supporto alla guardia costiera libica per tentare di ridurre il traffico di migranti attraverso il Mediterraneo, contrastare l’immigrazione illegale e rafforzare la sicurezza alle frontiere – sottolineano le tre Confederazioni – non ha raggiunto nessuno degli obiettivi auspicati. Migliaia di donne, uomini e bambini in cerca di protezione sono stati intercettati in mare e riportati in Libia andando incontro a detenzione e torture”.
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