Saman Abbas nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021, quando scomparve nel nulla a Novellara, in provincia di Reggio Emilia, fu uccisa “con modalità atroci”.

Parole che arrivano da Riziero Angeletti, avvocato di parte civile in rappresentanza dell’Unione delle Comunità islamiche in Italia, che sabato ha partecipato all’esame autoptico sui resti trovati in un casolare il 18 novembre scorso e quasi certamente riconducibili alla 18enne pachistana per il cui omicidio sono indagati i familiari.

Da questo primo esame parziale ma certamente importante ne è derivata una considerazione sulle modalità di esecuzione dell’uccisione della ragazza – ha detto l’avvocato ai microfoni di Rainews24 – che forse non corrispondono a quelle che pensavamo fino ad oggi e certamente sono più atroci“.

L’autopsia sui resti è stata svolta ieri nel laboratorio Labanof di anatomatopologia forense dell’Università di Milano nell’ambito dell’incidente probatorio disposto dalla corte di assise di Reggio Emilia, eseguita dall’anatomopatologa Cristina Cattaneo, nota per aver lavorato anche i casi di Yara Gambirasio e Stefano Cucchi.

Il segno più evidente della violenza subita dalla 18enne, ‘colpevole’ agli occhi dei familiari di rifiutare un matrimonio combinato dai genitori con uno sconosciuto in Pakistan, è un taglio alla gola orizzontale, lungo una quindicina di centimetri. Un segno che confermerebbe l’ipotesi che Saman sia stata sgozzata e poi sepolta in un casolare a circa 500 metri dalla casa in cui viveva assieme ai genitori.

L’avvocato Barbara Iannuccelli che rappresenta l’associazione Penelope come parte civile al processo, ha riferito invece all’Ansa che Saman “aveva addosso i jeans sfilacciati da lei sul ginocchio per essere alla moda e la felpa. I vestiti sembrano essere proprio quelli riconducibili al video che la riprendevano davanti a casa nelle sue ultime ore prima della scomparsa”.

La 18enne “aveva ancora addosso una cavigliera e un braccialetto di quelli portafortuna colorati, ma anche un paio di orecchini. E una folta chioma di capelli“, ha descritto l’avvocato.

Quanto al processo, l’inizio è previsto il 10 febbraio prossimo a Reggio Emilia. Cinque gli imputati: lo zio Danish Hasnain, che ha indicato agli inquirenti dove era stato sepolto il cadavere, i cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq (tutti e tre in carcere), il padre Shabbar Abbas (arrestato un mese fa in Pakistan, dove si è in attesa dell’udienza che decida sull’estradizione) e la madre Nazia Shaheen (ancora latitante in patria). Devono tutti rispondere di omicidio premeditato in concorso, sequestro di persona e soppressione di cadavere.

Avatar photo

Napoletano, classe 1987, laureato in Lettere: vive di politica e basket.