Non ha opposto resistenza ma respinge ogni accusa
Saman Abbas, il padre arrestato alla polizia: “La madre è rientrata in Europa”

Il padre di Saman Abbas era esattamente dove aveva previsto lo zio Danish, accusato di essere stato l’esecutore materiale della morte della nipote. Shabbar Abbas è stato arrestato nel suo villaggio vicino Mandi Bahauddin, nel Punjab pachistano. Secondo quanto riportato dal Corriere della Sera, non ha opposto alcuna resistenza. Era solo e ha seguito gli agenti della polizia locale su disposizione della Federal Investigation Agency (Fia) di Islamabad, cioè le forze dell’ordine federali delegate due settimane fa all’esecuzione del mandato di arresto internazionale provvisorio finalizzato all’estradizione. Quando gli hanno chiesto dove fosse sua moglie, Nazia Shaheen, indagata per lo stesso omicidio della figlia, lui ha scosso la testa: “È rientrata in Europa”, come a dire che è inutile cercarla in Pakistan.
Il provvedimento destinato a Shabbar Abbas riguarda anche sua moglie che ora è ricercata. L’accusa per entrambi è quella di concorso nell’ omicidio, sequestro e soppressione del corpo di Saman, scomparsa il 30 aprile 2021 da Novellara, le campagne di Reggio Emilia, dove la famiglia viveva. Non si hanno notizie della moglie. Gli investigatori non danno credito a quanto riferito dal marito: “Dice che è in Europa ma lui ne dice tante”, avrebbe detto uno degli investigatori, come riportato dal Corriere della Sera.
In giornata il padre di Saman dovrà comparire davanti ai giudici di Islamabad che gli contesterà le accuse sulla base della “red notice” dell’Interpol. La magistratura pakistana dovrà verificare la legittimità dell’arresto. L’uomo ha respinto ogni accusa e avrà la possibilità di difendersi con il suo avvocato pakistano. Gli indizi a carico di Shabbar Abbas sono pesanti, frutto anche delle intercettazioni telefoniche in cui l’uomo avrebbe confessato al fratellastro di aver ucciso la ragazza perché non accettava il suo fidanzamento con un ragazzo mentre era stata promessa dal padre a un ragazzo del loro paese. Marito e moglie erano fuggiti in Pakistan il giorno dopo la scomparsa di Saman. Raggiunto al telefono dal Resto del Carlino il giorno dopo la scomparsa aveva detto: “Ma lei è viva, l’ho sentita, si trova in Belgio”.
Per la morte di Saman Abbas sono cinque gli indagati, tutti membri della famiglia della ragazza. Il fratello minore di Saman, che aveva assistito a una riunione di famiglia in cui si parlava del progetto del delitto della sorella e della sua sparizione, aveva denunciato i genitori e tirato in ballo anche lo zio Danish e due cugini, Nomanulhaq e Ikram. Per questi ultimi tre la Procura di Reggio Emilia ha chiesto e ottenuto l’arresto e il rinvio a giudizio dopo essere stati rintracciati durante la loro fuga in Francia e Spagna. I tre sono stati estradati e ora sono nelle carceri italiane in misura cautelare. I genitori di Saman invece sono fuggiti in Pakistan e avevano provato a riprendere la loro vita di sempre.
Ora bisognerà aspettare i tempi della giustizia internazionale e non è scontato che il padre di Saman sarà presente al processo in Italia che inizierà il prossimo 10 febbraio. Il Pakistan ha infatti diversa sensibilità rispetto a reati di questo tipo e non esistono in merito accordi internazionali. Nel 2016 Islamabad si è data una legge che proibisce il delitto d’onore che però nelle aree periferiche, come il Punjab, sopravvive nelle tradizioni. Le autorità italiane si sono subito attivate con la richiesta di estradizione datata luglio 2021. Il successivo 13 settembre l’allora ministra della Giustizia Marta Cartabia sollecitava l’ambasciata italiana: “A titolo di cortesia internazionale e con assicurazione di reciprocità per casi analoghi, in considerazione della delicatezza e gravità dei fatti, si confida che l’autorità estera risponda con celerità alla richiesta della Procura”. È passato oltre un anno prima che le richieste dell’Italia fossero accettate. “La mancanza di un trattato rende imprevedibili i tempi, con i paesi con cui esiste si parla normalmente di 45 giorni dalla convalida”, spiegano gli inquirenti.
La situazione è molto delicata per la presunta morte di Saman, di cui non si è ancora trovato il corpo. “L’estradizione – commenta all’AGI il legale dei genitori di Saman, Simone Servillo – è un tema delicatissimo, che nel caso specifico comporta questioni giuridiche complicatissime. Da un lato – spiega il legale – non è che dappertutto si può processare per omicidio qualcuno se non è stato trovato un corpo; dall’altro non si chiede l’estradizione sulla base di un giudicato penale di condanna, ma sulla base di un provvedimento che dispone la custodia cautelare, si chiede cioè di estradare dei cittadini pakistani per metterli in prigione in attesa di giudizio“, osserva il legale. “Siccome mancano tra l’altro degli accordi bilaterali tra l’Italia e il Pakistan su questo specifico tema – aggiunge Servillo – qualcuno ha parlato di estradizione di cortesia, ma occorre rendersi anche conto del precedente che si verrebbe a creare. E se fosse un domani il Pakistan a chiederci a titolo di cortesia di estradare due cittadini italiani per metterli in prigione in attesa di giudizio in Pakistan per un processo da fare lì? Il tema insomma è delicato sotto molti profili”, conclude il legale.
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