Stefano Caldoro
Sanità, il divario Nord-Sud e la proposta di un reddito di salute
La misura potrebbe essere strutturata su due direttrici: un fondo per l’assistenza sanitaria integrativa sul modello mutualistico e un sistema organizzativo attraverso le aziende ospedaliere e le strutture accreditate. Una misura rivolta a circa cinque milioni i cittadini, esenti dal ticket per ragioni di basso reddito
Tra i divari territoriali più drammatici c’è quello sulla salute dei cittadini. Tutto nasce dal riparto del Fondo Sanitario Nazionale, una obsoleta regolazione delle politiche sanitarie a livello regionale.
Il criterio di riferimento prevalente è legato a sistemi di “pesatura” incentrati sull’età della popolazione. Il Nord è più vecchio del Sud, e questo genera un gap nell’attribuzione delle risorse economiche. Nell’ultimo decennio non sono stati applicati altri indicatori, penso in primis alla speranza di vita, oppure alla deprivazione socio economica dei diversi territori. Parliamo di criteri pienamente coerenti con i target comunitari. Per dare una dimensione dell’attuale squilibrio che sfavorisce le aree con più giovani, basta analizzare il budget pubblico, di circa 130 miliardi di euro distribuito tra le Regioni.
Questo stanziamento annuale causa una distribuzione con un differenziale pro capite che varia, in media, attorno ai 40 euro con picchi di 100 euro tra la Campania (Regione più giovane) e la Liguria (Regione più vecchia). Una distribuzione ormai strutturale, del riparto del Fondo Sanitario Nazionale, che genera una differenza fino a 300 milioni di euro all’anno tra le diverse Regioni. È più o meno il costo della realizzazione di un grande ospedale. Ogni anno! E questo avviene dal 2011, con l’avvio del federalismo fiscale e dei decreti legislativi attuativi. Siamo dinanzi a un sistema che incentiva la “mobilità” passiva, quella cattiva pratica di cercare le migliori condizioni di cura, andando da sud verso nord. La migrazione sanitaria è anche aggravata dal dramma delle lunghe liste di attesa.
I dati dell’Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, evidenziano forti differenze nell’aspettative di vita e di sopravvivenza dei cittadini residenti al Sud. Questi vivono mediamente 20 mesi in meno rispetto ai cittadini del Nord, secondo le varie fasce d’età. Sulla salute dei cittadini si sta giocando, quindi, la credibilità di un sistema di welfare che ha di fatto creato la regionalizzazione della sanità, ‘costituzionalizzando’ il divario di salute, con la complicità dello Stato. L’Europa prima o poi chiederà ragione di questa situazione, unica tra gli Stati del vecchio continente. Solo da quest’anno si applicheranno più aggiornati ed equi criteri di riparto, ma la scarsità di risorse disponibile ne attenuerà di molto gli effetti. Bisogna, perciò, intervenire il prima possibile con una misura aggiuntiva e straordinaria. Ho da alcuni anni, nel merito, formulato e proposto un “Reddito di Salute” strutturato su due direttrici: un fondo per l’assistenza sanitaria integrativa sul modello mutualistico e un sistema organizzativo attraverso le aziende ospedaliere e le strutture accreditate. Una misura rivolta a circa cinque milioni i cittadini, esenti dal ticket per ragioni di basso reddito.
‘Un assegno di salute’, pro-capite, di 600/800euro anno per almeno un triennio. Le risorse possono essere attinte dalla riprogrammazione dei fondi europei per il Sud: Programmi Regionali FESR/FSE, PON nazionali per il Sud, Programmi Complementari POC, obiettivi di servizio, premialità, FSC e lo stesso PNRR. Una riprogrammazione dei fondi non impegnati e in ritardo di utilizzo, concentrando, così, la spesa in un unico piano per il Mezzogiorno. Un piano di azione macroregionale. La prestazione sanitaria potrà essere erogata dal sistema sanitario pubblico in intramoenia, o anche dalle strutture accreditate in extra budget, garantendo in questo modo la riduzione delle lunghe liste d’attesa. Prestazione gestita in toto dal medico di famiglia, che appronterà la cura appropriata. Al coordinamento della misura, con il controllo dell’anagrafe e della qualità della prestazione, potrà essere utilmente delegata l’Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari. I 5milioni di cittadini beneficiari produrranno l’immediata certificazione della spesa. Una certificazione legata a tariffe prestabilite e rigorose nella loro determinazione, basate sulla logica dei costi standard e delle best practice, secondo i principi di trasparenza e appropriatezza. Gli obiettivi finali della misura determineranno dal punto di vista economico finanziario un extra budget destinato ai cittadini più bisognosi. Un’azione di welfare utile a compensare la differenza di offerta sanitaria nelle aree territoriali sotto finanziate. La proposta macroregionale del “Reddito di Salute” presuppone, non solo la volontà politica, ma anche una forte regia nazionale.
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