Un passo indietro non dovuto, che fa felice i “Demoni“. Non il titolo del suo brano inedito ma quelli pronti a dimenticare la differenza tra l’alba di un’indagine e un contest musicale, dovesse pure chiamarsi Sanremo. La scelta di Emis Killa di ritirarsi dal Festival della canzone italiana è arrivata spontaneamente, ma solo dopo aver appreso dai giornali di un’inchiesta ben avviata. Tanto è bastato per portare da 30 a 29 gli artisti in gara, per far saltare i suoi programmi a due settimane dal via.

Iscritto nel registro degli indagati per associazione a delinquere nell’inchiesta Doppia curva da parte della Direzione distrettuale antimafia sugli affari criminali del mondo ultras, il rapper 35 ha comunicato ieri la scelta dopo un consulto con i suoi manager: “Apprendo dai giornali che sono indagato e se questo corrisponderà al vero sarà importante che l’indagine faccia il suo corso e la magistratura possa lavorare in serenità senza polemiche o pressioni e circhi mediatici”. Prima di oggi gli era stato notificato soltanto un Daspo, che per tre anni gli vieterà di entrare negli stadi.

“Spero di poter affrontare in futuro un Festival in cui ad essere centrale sarà la musica, poter portare la mia canzone e parlare solo di quella, divertendomi, come avrebbe dovuto essere quest’anno”. Una scelta che gli eviterà di finire al centro delle polemiche, con il peso delle indagini che avrebbe monopolizzato qualsiasi intervista. La stampa non ha aiutato: “È troppo pericoloso per farlo entrare in uno stadio ma può tranquillamente cantare a Sanremo”, ha scritto il Corriere, ricordando il legame con il capo ultrà rossonero Luca Lucci (e la presenza da spettatore ad un pestaggio al Meazza nei confronti di uno steward, che aveva tentato di fermare l’ingresso di un membro del gruppo che voleva entrare in Milan-Roma senza biglietto) e le perquisizioni del 30 settembre, quando in casa sua furono ritrovati sette coltelli, tre tirapugni, uno sfollagente, un taser e quasi 40 mila euro in contanti nemmeno. Un filone destinato a condurre il suo corso, parallelamente a quello ‘artistico’.

Nel frattempo il rapper faceva arrivare a Carlo Conti il suo brano per il festival, e il direttore della kermesse lo selezionava, noncurante – come giusto – degli sviluppi di un’inchiesta. Le amicizie ‘criminali’ non avevano influenzato i suoi criteri di preferenza nonostante le pressioni politiche: “Se è ritenuto una minaccia per lo stadio, come può essere invece valorizzato dal servizio pubblico radiotelevisivo attraverso un Festival che dovrebbe rappresentare ben altro?” aveva detto La Russa. Nella musica non c’è garantismo. Ne sa qualcosa Tony Effe, escluso dal concerto di Capodanno a Roma. Non lo immaginava, di certo, Carlo Conti che al momento della selezione della sua squadra aveva intenzione di creare scompiglio (lo hanno pensato un po’ tutti all’annuncio della presenza di Fedez e l’ex membro della Dark Polo Gang, da amici a nemici tra ex amori intrecciati e una stima professionale reciprocamente bassa), ma mai forse fino a questo punto. La scelta finale l’ha presa Emis Killa sperando di non peggiorare la situazione. Non dovuta, ma comprensibile. “Prendo atto con rammarico della sua volontà e comprendo il suo stato d’animo che non gli consente di vivere al meglio e con serenità la settimana di musica al festival”, ha aggiunto il direttore artistico. L’azzardo, sulle decisioni, è il suo. Per ora non paga. Ma il casinò non è lontano dall’Ariston.

Redazione

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