Sanremo, polemiche per i testi sessisti del rapper Junior Cally: da Salvini una nuova ‘gaffe’

Mancano ancora due settimane per l’inizio del Festival di Sanremo, ma le polemiche sul più importante evento della musica italiana sono già infuocate. Dopo il caso Rula Jebreal, la giornalista italo-palestinese invitata da Amadeus per una serata sul palco dell’Ariston e osteggiata dai sovranisti, e le polemiche per le frasi sessiste dello stesso conduttore del Festival, ora spunta la polemica su Junior Cally.

I TESTI ‘INCRIMINATI’ – Junior Cally, pseudonimo di Antonio Signore, è un rapper romano di 28 anni che porterà in gara un brano, annunciato già a dicembre. La polemica però non è sulla canzone scelta per Sanremo, ma per alcuni testi di brani del suo passato ritenuti violenti e sessisti. In particolare Junior Cally è finito sul banco degli imputati per “Strega“, brano del 2017. “Si chiama Gioia perché fa la tr..a. Questa non sa cosa dice, porca tr..a quanto c…o chiacchiera. L’ho ammazzata, le ho strappato la borsa. C’ho rivestito la maschera”, è una parte della canzone che ha scatenato un vespaio di polemiche. Il rapper è il fidanzato di Valentina Dallari, ex tronista di ‘Uomini e Donne’, famosa anche per aver scritto un libro sull’anoressia dopo essere stata in un centro specializzato per averne sofferto.

FOA CHIEDE L’ESCLUSIONE DEL RAPPER – Sulla vicenda è intervenuto anche il presidente della Rai, Marcello Foa, che ha chiesto l’esclusione di Junior Cally dal Festiva. Foa in una nota esprime “forte irritazione per scelte che vanno nella direzione opposta rispetto a quella auspicata”. “Il Festival – dichiara il presidente della Rai -, tanto più in occasione del suo 70esimo anniversario, deve rappresentare un momento di condivisione di valori, di sano svago e di unione nazionale, nel rispetto del mandato di servizio pubblico. Scelte come quella di Junior Cally sono eticamente inaccettabili per la stragrande maggioranza degli italiani”. Il Festival dovrebbe “promuovere il rispetto della donna e la bellezza dell’amore. La credibilità di chi canta – prosegue Foa – deve rientrare fra i criteri di selezione. Chi nelle canzoni esalta la denigrazione delle donne e persino la violenza omicida, e ancora oggi giustifica quei testi avanzando pretese artistiche, non dovrebbe beneficiare di una ribalta nazionale”. “Speriamo -conclude il presidente della Rai – che il direttore artistico, che gode di stima anche per essere persona moderata e di buon senso, sappia riportare il Festival nella sua giusta dimensione”.

JUNIOR CALLY AL CONTRATTACCO – Il rapper ha quindi diffuso tramite l’ufficio stampa una nota per difendere la sua posizione, al centro di un attacco politico come raramente si era visto in passato. “La posizione dell’artista è contro il sessismo, i passi avanti o indietro, e ovviamente – sembra banale dirlo, ma non lo è – contro la violenza sulle donne”, spiegano dall’ufficio stampa di Junior Cally. “Non capiamo, inoltre – prosegue la nota – se la polemica sia di carattere musicale o politica: della partecipazione di Junior Cally a Sanremo si ha notizia dal 31 dicembre e tutti i suoi testi sono disponibili sul web. Mentre del testo di ‘No grazie’ selezionato al Festival di Sanremo e delle sue rime antipopuliste si è venuti a conoscenza solo il 16 gennaio da un’intervista al Corriere della Sera. Il giorno dopo, per pura coincidenza, si accendono polemiche legate a canzoni pubblicate da anni, in un’età in cui Junior Cally era più giovane e le sue rime erano su temi diversi da quelli di oggi”.

“Volendo rimanere circoscritti al Festival di Sanremo – continua la nota – molti artisti che hanno calcato il palco dell’Ariston (in gara o come ospiti) hanno usato frasi più che esplicite. Sempre a Sanremo, negli anni scorsi venne invitato Eminem come ospite internazionale. Sin dagli inizi della sua carriera è stato accusato di scrivere testi inneggianti alla violenza sulle donne”. “È evidente dunque – conclude la nota – che su questa polemica non solo Junior Cally e le sue rime, ma anche le donne e il sessismo non c’entrano nulla. Due sono le cose: o si accetta l’arte del rap, e probabilmente l’arte in generale, che deve essere libera di esprimersi, e si ride delle polemiche. Oppure si faccia del Festival di Sanremo un’ipocrita vetrina del buonismo, lontana dalla realtà e succursale del Parlamento italiano”.

LA ‘GAFFE’ DI SALVINI – Non poteva mancare ovviamente l’intervento di Matteo Salvini sulla polemica. La Lega infatti già nel pomeriggio di domenica era passata all’attacco del rapper, in un salendo di accuse terminato con un tweet dell’ex ministro. “Mi vergogno di quel cantante che paragona donne come troie, violentate, sequestrate, stuprate e usate come oggetti. Lo fai a casa tua, non in diretta sulla Rai e a nome della musica italiana”.

Un intervento ‘riuscito male’ al leader del Carroccio, dato che proprio tra le mura domestiche 7 milioni di donne in Italia hanno subito violenza fisica o verbale, e che nessuno dovrebbe permettersi, nemmeno a casa propria, di paragonare le donne a “troie, violentate, sequestrate, stuprate e usate come oggetti”. E sempre su Twitter c’è anche chi ha ricordato a Salvini il caso della bambola gonfiabile paragonata a Laura Boldrini dallo stesso leader leghista durante un comizio.