“Dopo oltre un anno di durissime restrizioni Covid tutto ci saremmo aspettati tranne che vederci anche vietato l’accesso dall’ingresso principale del Tribunale penale e dirottati verso un varco di servizio, angusto e inadeguato, posizionato nel parcheggio dei dipendenti del Tribunale con affianco un bel deposito di rifiuti”. Così l’avvocato Francesco Petrillo, presidente della Camera penale di Santa Maria Capua Vetere, e il segretario, l’avvocato Olimpia Rubino, commentano la nuova misura decisa dai vertici dell’ufficio giudiziario sammaritano.

“Come se non bastassero tutti i limiti e gli ostacoli, a Santa Maria pare più stringenti che altrove, che la pandemia ha riservato al lavoro degli avvocati” aggiungono facendosi portavoce del malcontento dei penalisti casertani. Denunciano anche di non essere stati interpellati: “Non c’è stata nemmeno una pur minima interlocuzione con la Camera Penale, nonostante con una nota del 25 maggio scorso avessimo sollecitato i vertici degli uffici giudiziari sammaritani a convocare un tavolo tecnico, proprio per rimodulare le modalità di accesso visti i confortanti dati epidemiologici che hanno portato l’intero paese in zona bianca”.

“Non un liberi tutti, sia chiaro – precisano – siamo consapevoli dei rischi del covid e delle sue varianti, ma una più modesta ricalibratura delle numerose limitazioni al lavoro degli avvocati, stremati professionalmente ed economicamente”. I penalisti sono perplessi. “Non si comprende – sottolineano – in che maniera la decisione di impedire l’accesso agli avvocati dall’ingresso principale del Tribunale dovrebbe addirittura favorirci. Se la ragione è evitare affollamenti e rallentamenti all’ingresso principale (queste le motivazioni ufficiali che si leggono nel decreto) dove già è previsto un varco esclusivo per gli avvocati sui 4 esistenti, allora il nuovo varco doveva essere predisposto in aggiunta al primo, non in sua sostituzione. E avrebbe dovuto essere adeguato e non stretto, con i gradini rotti, privo di corrimano e di una rampa per i portatori di handicap e con affianco un bel deposito di rifiuti, perché altrimenti la decisione appare incoerente con le ragioni che l’avrebbero determinata e si rivela, francamente, l’ennesima beffarda soluzione a scapito degli avvocati che hanno la pretesa di andare in Tribunale a lavorare”.

Senza considerare i disagi, anche sul piano pratico, che questa dislocazione obbligatoria crea per tutte quelle attività per le quali gli avvocati devono accompagnare il proprio assistito. “La Camera penale – concludono – prenderà tutti i provvedimenti del caso e in tutte le sedi per la revoca della decisione assunta dalla Presidenza del Tribunale”.

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Napoletana, laureata in Economia e con un master in Marketing e Comunicazione, è giornalista professionista dal 2007. Per Il Riformista si occupa di giustizia ed economia. Esperta di cronaca nera e giudiziaria ha lavorato nella redazione del quotidiano Cronache di Napoli per poi collaborare con testate nazionali (Il Mattino, Il Sole 24 Ore) e agenzie di stampa (TMNews, Askanews).