Nel “Si&No” del Riformista spazio al caso Santanché: deve dimettersi? Favorevole Walter Verini, senatore del Partito democratico, secondo cui “è necessario chiarire i fatti soprattutto nel rispetto delle istituzioni“. Contrario Raffaele Nevi, vicepresidente vicario del gruppo Forza Italia alla Camera dei Deputati. “Viva il garantismo: basta usare la giustizia per scopi politici” sottolinea.

Qui il commento di Walter Verini:

Partiamo da qui: il giornalismo d’inchiesta non può essere classificato come «dossieraggio», «fango», «gogna mediatica». Sono parole usate da qualche esponente della destra nelle – pur blande – difese di Daniela Santanché. Trasmissioni come Report (sia nella gestione Gabanelli che in quella di Ranucci) possono non piacere. A volte, negli anni, possono avere trasmesso servizi sgraditi e con qualche unilateralità. Ma, a parte questo, verrebbe da dire: è il giornalismo d’inchiesta, bellezza. E Report è questo. Negli anni la trasmissione ha fatto le bucce a tutti: a destra come a sinistra, al mondo industriale, cooperativo e alle multinazionali. Alle industrie delle armi e al terzo settore. Ai sindacati e al Vaticano. Al mondo della sanità prima, durante e dopo il Covid. Oggi è il turno della Ministra Santanché, nella sua veste precedente di amministratrice di imprese, in particolare della galassia Visibilia. La libera informazione, del resto, è questo: un contropotere. Deve essere scomoda e urticante. È elemento essenziale della democrazia.

Sono partito da qui, perché gli anatemi lanciati alla trasmissione sono inaccettabili e da respingere al mittente. E confermano un fastidio per le luci accese, i fari, i controlli, la trasparenza. Report ha documentato un modo disinvolto di gestire imprese, rapporti tutti da capire con fondi di provenienza offshore, con testimonianze di dipendenti e fornitori lasciati senza TFR o senza saldo dei crediti dovuti. Mentre quelli, molto elevati, spettanti ai membri dei Cda sono stati “ovviamente” saldati. La trasmissione ha documentato un modo di gestire le relazioni con i lavoratori ben oltre i limiti delle corrette relazioni tra dipendenti con proprietari e amministratori di imprese. Sono poi emersi debiti verso lo Stato (di imprese al vertice delle quali c’era Daniela Santanché) per 2.7 milioni. É possibile – è giusto – che un membro del Governo si trovi in queste condizioni? Non occorre che sia fatta chiarezza? Così come è necessario che chiarezza e trasparenza siano fatte anche su altri aspetti emersi dalle inchieste, come quelli relativi a modalità improprie di gestione degli ammortizzatori sociali. Ci sono inchieste della Procura su vari filoni della vicenda.

Al momento la Santanché non ha ricevuto avvisi di garanzia. E, in ogni caso, la vicenda penale è solo un aspetto, pur rilevante, e farà il suo corso, con i principi di presunzione di non colpevolezza per chiunque fosse indagato o rinviato a giudizio. Ma già ora sono emersi enormi problemi legati a serie questioni di opportunità. L’impressione (molto più di una impressione) è che alcuni aspetti emersi rivelino una tendenza alla gestione delle imprese che, nel secolo scorso, avremmo definito come «socializzazione delle perdite e privatizzazione dei profitti». E una tendenza a considerare le serie regole di mercato, le regole sindacali, previdenziali, di relazione e rapporto con lo Stato quasi come un impaccio. Non siamo ancora arrivati al «lacci e lacciuoli» (quelli sbagliati vanno sciolti, quelli seri no) ma aspettiamocelo…Per questo chi ricopre cariche istituzionali e di governo non aspetta giorni per decidere di presentarsi in Parlamento. Lo pretende. Non minaccia querele che rischiano di apparire intimidatorie. Una persona che ricopre cariche di Governo ha il dovere (ma anche il diritto, per rimuovere ombre e smentire accuse) di fare chiarezza. In questi giorni, dalle parti di questa maggioranza e della stessa Santanché, si sono alternati inaccettabili atteggiamenti alla «me ne frego” con difese d’ufficio apparse «atti dovuti».

Ci sono state pure manovre interne a governo e maggioranza per usare la vicenda in chiave di posizionamenti, giochetto politico, indebolimento della Presidente, nel quadro caotico e nel pessimo clima che si respira dalle parti di Palazzo Chigi. E hanno fatto capolino richieste di chiarezza. È questo il punto e, lo ripetiamo, prescinde dell’iter penale. In gioco ci sono, anche in questo caso, il senso e il rispetto delle istituzioni. L’esigenza di piena chiarezza davanti al Parlamento e al Paese. Non è questione secondaria. Chiudere gli occhi, voltarsi dall’altra parte, minimizzare (anche in questo caso non mi trovo d’accordo con le dichiarazioni del senatore Renzi e di altri esponenti di Italia Viva) significa – secondo me – assestare un nuovo colpo alla credibilità della Politica e del modo di servire le istituzioni con disciplina e onore. Dunque, Daniela Santanché venga al più presto in Parlamento. Faccia, se può, piena chiarezza. In caso contrario, il passo indietro sarà inevitabile.