In una perizia psichiatrica tutto il malessere che viveva la giovane
Sara Pedri, a 10 mesi dalla scomparsa parla la sorella Emanuela: “Vivo in attesa di una telefonata”
Non ha un corpo su cui piangere, non sa cosa sia successo e non sa nemmeno se ci sia un responsabile. Emanuela, sorella di Sara Pedri da 10 mesi non si dà pace. Da quando la giovane ginecologa forlivese di 31 anni è scomparsa il 4 marzo 2021 dopo essersi dimessa dall’ospedale di Trento. “Vivo in attesa di una telefonata che mi dica che Sara è stata ritrovata, è il mio più grande desiderio — ha detto Emanuela — Nell’attesa, spero di raggiungere tutta la verità e di arrivare a un processo”.
Intervistata dal Corriere della Sera, Emanuela ha raccontato il dramma di sua sorella. “Si incolpava, mettendo in dubbio la sua formazione, anche se aveva appena iniziato — confida Emanuela — I suoi superiori le dicevano che non sapeva fare le cose perché le aveva imparate in Calabria”. Viveva malissimo il suo lavoro nel reparto di Ostetricia e ginecologia dell’Ospedale di Trento. Ed è proprio quel clima che Emanuela e la sua famiglia hanno fatto emergere, scoperchiando il vaso di pandora.
Così la procura di Trento ha avviato un’inchiesta che vede indagati per presunti maltrattamenti l’ex primario Saverio Tateo e la sua vice Liliana Mereu, le persone offese risultano 21, tra cui anche Sara Pedri. Nove testimoni verranno ascoltati a febbraio e i loro racconti cristallizzati nel corso dell’incidente probatorio. La testimonianza di Sara è invece già cristallizzata nella perizia psichiatrica di 119 pagine elaborata dalla psicologa Gabriella Marano. La dottoressa ha esaminato 20mila pagine di audio e messaggi che la ragazza aveva inviato negli ultimi mesi a parenti e amici raccontando tutto il suo malessere.
Sara sarebbe stata “vittima di vessazioni così frequenti e costanti da generare nella giovane donna un vero e proprio disturbo post traumatico da stress, un dolore estremo e intollerabile tale da far apparire la morte come un sollievo”, si legge nella perizia psicologica depositata il 28 dicembre in Procura a Trento dall’avvocato della famiglia Pedri, Nicodemo Gentile.
“Negli ultimi tempi, era diventata un disco rotto: raccontava la sua sofferenza e metteva al corrente del suo disagio tantissime persone”, continua Emanuela. E quelle parole hanno spinto all’apertura di un’indagine sulla situazione del reparto.
Intanto continuano le ricerche del corpo di Sara nel lago di Santa Giustina, tra Cles e Cis, dove è stata trovata l’auto di Sara. La perizia psichiatrica confermerebbe infatti “con tasso di probabilità prossimo alla certezza” che la giovane si sia tolta la vita. Ma per la famiglia Pedri è difficile da accettare senza aver trovato più nessuna traccia. E non sono intenzionati ad arrendersi.
“Lei è lì e dobbiamo tirarla fuori — ripete — Non ho ancora elaborato la perdita, sarà più facile quando avrò un corpo. Sara è vittima di un concatenarsi di atteggiamenti lasciati al caso — afferma con rammarico Emanuela — È mancata tempestività nell’intervenire per porre fine a un abuso di potere dei vertici. Se l’Azienda sanitaria avesse preso provvedimenti nei loro confronti, forse si sarebbe impedita la sofferenza di tante persone, inclusa mia sorella”. Nell’attesa Tateo è stato licenziato e Mereu è stata trasferita ad altro incarico. “Oggi le persone che sono rimaste in reparto mi dicono che c’è un’aria diversa”, ha concluso Emanuela.
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