La 30enne sulle proteste in Iran: "Ribellione a un obbligo imposto dall'alto"
“Sarò la prima magistrata col velo in Italia”: l’obiettivo di Hajar Boudraa, dal Marocco a Verona

Hajaar Boudraa pensava che a contare fossero il curriculum, le esperienze, la preparazione. “Ma nel curriculum bisogna inserire la foto, e a volte questa vale più di esperienze e competenze”. Gli amici le dicevano che con il velo non avrebbe mai trovato lavoro. Da quando ha 13 anni lo indossa, una scelta identitaria per lei nata in Marocco e cresciuta a Verona. Ha 30 anni e punta a diventare la prima magistrata in Italia a indossare il velo. A raccontare questa storia di un Paese che cambia, e che già e cambiato, si è evoluto, è il quotidiano La Stampa.
Hajar Boudraa si è laureata in Giurisprudenza a Trento, frequenta il secondo anno della specializzazione, sta facendo il tirocinio da viceprocuratrice a Verona. È arrivata nella provincia della città veneta quando aveva cinque anni e mezzo. Famiglia di otto persone, padre operaio in un’azienda agricola. È cittadina italiana dal 2020, dopo un iter di sette anni. Per mantenersi con gli studi ha lavorato da mediatrice in tribunale per i minorenni. Ha scelto la magistratura “perché io, da sempre soggetta a giudizi e pregiudizi, ho sviluppato un’attitudine a non giudicare prima di avere a disposizione tutti gli elementi. E penso che sia la cosa più importante per un giudice”.
Si presenta in toga e con il velo, in udienza, davanti al giudice di pace. “E sento di essere al posto giusto, come vorrei essere”. Perché “non è certo un simbolo dell’oppressione di noi donne musulmane: non siamo noi ad avere un limite, ma la parte di società che ci vede così. Siamo donne libere e forti. In un mondo così conformista, indossare qualcosa di tanto differente è simbolo di coraggio”. Contesto diverso però da quello che sta succedendo in Iran, dove da metà settembre proteste sanguinose attraversano il Paese dopo la morte della 22enne Mahsa Amini, arrestata dalla polizia religiosa perché indossava in maniera scorretta lo hijab.
“Io sostengo tutte le donne e tutti i movimenti che lottano per la loro libertà. E quello che sta accadendo in Iran è la ribellione a un obbligo imposto dall’alto: da un livello politico e religioso. Quella è compromissione dell’essenza della donna, che non può decidere di sé stessa. Ma anche in Italia, se dobbiamo lottare per poter indossare quello che vogliamo, abbiamo dei problemi con la libertà”.
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