Ha quasi 88 anni ed è tornato in cella nei mesi scorsi nonostante il regime carcerario era stato ritenuto incompatibile dal Gip del tribunale di Napoli, nel novembre del 2019, a causa delle precarie condizioni di salute. Carmine Montescuro, classe 1934, detto “Zi Minuzzo“, è probabilmente ad oggi il detenuto più anziano d’Italia. E’ recluso da diverse settimane nel penitenziario di Secondigliano. Ha numerose patologie (è diabetico, semicieco) ma è tornato in cella perché ha violato gli arresti domiciliari.
La sua vicenda, dopo l’appello dei familiari, è in queste ore all’attenzione dei garanti dei detenuti di Napoli (Pietro Ioia) e della Campania (Samuele Ciambriello). Perché un uomo di 88 anni, con numerosi problemi di salute, è stato sbattuto nuovamente in carcere? Montescuro è stato condannato, non in via definitiva, a oltre 15 anni di carcere per associazione mafiosa e per estorsione aggravata dal metodo mafioso.
A ottobre scorso un detenuto di 84 anni, Giovanni Marandino, è morto all’ospedale Cardarelli di Napoli. Era recluso nel carcere di Poggioreale nonostante l’età e i noti problemi di salute: era sulla sedia a rotelle, con il catetere, affetto da demenza senile con un principio di Alzheimer e apnee notturne, oltre che cardiopatico e diabetico. Un vegetale insomma. Pochi giorno dopo, Giovanni, detenuto, sempre a Poggioreale di 85 anni, è stato scarcerato dopo quasi due mesi di reclusione.
Il profilo del boss Carmine Montescuro
Arrestato insieme ad altre 22 persone il 24 ottobre del 2019, nell’ambito di un blitz della Squadra Mobile di Napoli nella zona di Sant’Erasmo, Zi Minuzzo era stato traferito ai domiciliari dopo tre settimane di carcere a causa delle condizioni di salute precarie. E’ considerato dagli investigatori personaggio di notevole carisma criminale che oltre a svolgere, da almeno vent’anni, il ruolo di mediatore nelle controversie insorte tra le diverse organizzazioni di camorra (clan Mazzarella, clan Rinaldi), dirige anche un proprio gruppo autonomo che agisce seguendo gli schemi comuni delle organizzazioni mafiose, imponendosi sul territorio e controllandone tutte le attività illecite.
In tal modo “Zi Minuzzo” era riuscito a mantenere gli equilibri tra le varie associazioni, evitando il sorgere di conflitti, e garantendo, al contempo, il regolare svolgimento delle attività estorsive e la partecipazione di tutti ai profitti illeciti, tanto che alcuni collaboratori di giustizia, in virtù della posizione neutrale assunta, hanno indicato Sant’Erasmo -luogo di operatività del clan Montescuro – come una “piccola Svizzera”.