Raffaele Fitto sarà il candidato unico del centrodestra in Puglia, nel risiko delle regionali che vede invece il centrosinistra al governo dividersi tra la ricandidatura di Michele Emiliano, per il Pd, e l’attuale sottosegretario agli Esteri, Ivan Scalfarotto, correre per l’inedita coalizione riformista che unisce Italia Viva, Azione e Più Europa.
La Puglia diventa così il primo laboratorio nazionale per l’esperimento liblab alternativo e competitivo con i Dem.
«L’idea di base – dichiara Scalfarotto al Riformista – è stata quella di constatare che i pugliesi avrebbero dovuto scegliere tra tre esponenti populisti, se non ci fossimo stati noi: un esponente della destra antieuropeista e sovranista, Fitto; un’espressione della filiera grillina Di Battista-Lezzi, l’ala pasdaran; e Michele Emiliano, che come ha detto lui stesso ha come obiettivo quello di istituzionalizzare il populismo».
In che modo lo istituzionalizzerebbe?
Emiliano ha sempre teorizzato che Pd e M5S dovessero congiungere verso una alleanza organica, anticipando di anni la linea filogrillina che ha finito col prevalere anche a livello nazionale tra i Dem. Ha voluto tre assessori grillini in Giunta. Ed è quindi quanto di più lontano dalla nostra coalizione, che è dirompentemente innovatrice e profondamente europeista.
Un ottimo metodo per far vincere il centrodestra, dice il Pd.
Michele Emiliano rappresenta un’altra linea rispetto a noi, come Raffaele Fitto. E noi ci candidiamo a governare la regione, facendo perdere l’uno e l’altro. Siamo l’unica novità elettorale in campo. E vedrete che campagna elettorale, per il laboratorio riformista pugliese. Vedrete in campo, insieme, Renzi e Calenda, Bellanova e Bonino.
Bettini e Franceschini la accusano di fare il guastatore.
Il Pd pugliese è schiacciato dalla figura di Michele Emiliano, su posizioni populiste. È uno che ha detto che avrebbe appoggiato i ricorsi contro i vaccini. Ha usato logiche antiscientifiche nei confronti della Xylella. Si è opposto alla Tap. Voleva trasformare i forni dell’Ilva in forni a gas, una ipotesi irreale. Fare una alleanza con questo tipo di governatore, e con chi sollecita la pancia dell’elettorato, per noi rende impossibile qualsisi tipo di alleanza.
Però al governo nazionale l’accordo con M5S c’è, e regge.
Le figure nazionali sono diverse da quelle pugliesi. Pensate che Italia Viva starebbe in un governo presieduto da Di Battista? No. E perché dovremmo starci in Puglia?
Ma lei è sottosegretario al Ministero degli Esteri, dove il Ministro è una loro bandiera, Di Maio.
Con Di Maio non c’è stato praticamente dialogo. Mi ha dato deleghe depotenziate rispetto a quelle che avevo al Mise, ragione per cui ho presentato una lettera di dimissioni a fine febbraio, congelata perché si è valutato che in piena pandemia non si poteva indebolire l’azione di governo. Ma la lettera rimane firmata ed è nella mani del mio partito, che ne disporrà quando crede.
Tre cose che farà per la Puglia.
Saremo una squadra che lavora come tale: la politica non può più essere vissuta come l’esercizio di una proprietà personale. Voglio selezionare personalità di primo piano per creare una squadra di governo e dare alla Puglia un assessore alla Sanità, che con Emiliano la Regione non ha mai nominato. Priorità al lavoro, a partire dall’agricoltura della quale andiamo orgogliosi. L’impresa, che deve vedere emergere i caratteri di innovatività di questo territorio. La legalità deve tornare ai primi posti, a partire dalla lotta al caporalato e al pizzo: la criminalità organizzata non è stata battuta.
Il primo appuntamento?
La campagna sarà lanciata il 4 luglio, con appuntamenti che potrete seguire nel continuo aggiornamento sul sito www.ivanperlapuglia.it