L'Usr apre una indagine
‘Scandalo’ al liceo Montale di Roma, “la preside sta con uno studente”: ispezione nell’istituto, dirigente a rischio licenziamento

Una love story tra provocando un mezzo terremoto al liceo Eugenio Montale di Roma. È quella che avrebbe visto protagonisti uno studente 18enne e la preside dell’istituto di via Bravetta, una relazione finita al centro di una indagine dell’Usr del Lazio, l’Ufficio scolastico regionale.
Un rapporto che sarebbe iniziato lo scorso dicembre, durante l’occupazione della sede centrale del liceo, e che sarebbe durato un mese. Prima degli scambi di email, quindi i messaggi su WhatsApp e successivamente le prime frequentazioni.
Poi però il 18enne ha voluto interrompere il tutto e ne avrebbe parlato con alcuni amici. “Gli ha scritto che non avrebbe potuto darle quel che lei avrebbe voluto”, confidano alcune persone vicine al ragazzo.
Da lì, come ricostruisce l’edizione romana di Repubblica, sarebbe iniziato un passaparola e le voci si sono diffuse un po’ ovunque, fuori e dentro la scuola, tra le chat dell’istituto e persino sulle mura del liceo in cui si leggono ‘messaggi come “La laurea in pedagogia l’hai presa troppo seriamente” o “Il tuo silenzio parla per te”.
Alla fine ad agire sarebbero stati i docenti del ‘Montale’, che hanno chiesto spiegazioni propri al 18enne al centro delle voci, uno studente “brillante, con una schiera di voti alti in pagella”, spiegano dall’istituto romano, il settimo migliore linguistico di Roma secondo Eduscopio.
Lo studente è stato quindi ascoltato dai collaboratori della dirigente, appena approdata al liceo Montale con assegnazione provvisoria: una volta da solo, la seconda in compagnia genitori, andati a colloquio di loro spontanea volontà.
Alla fine la decisione di inviare una segnalazione all’Ufficio scolastico regionale, che sta indagando su quanto accaduto al Montale. La dirigente a Repubblica ha confermato di essere a conoscenza dell’indagine ma ha negato tutto, trincerandosi dietro un “no comment”.
Ruolo chiave adesso lo avrà l’ispettrice dell’Usr che venerdì scorso ha ricevuto l’incarico e che dovrà fare luce sui fatti denunciati. In caso di conferma per la dirigente scatterebbe una sanzione disciplinare e non è esclusa l’ipotesi di licenziamento.
La difesa della dirigente
Per la dirigente scolastica del liceo Montale l’intera questione è “una sciocchezza” che, invece di morire così com’era nata, “è stata ingigantita oltre misura: è evidente che mi hanno voluto fare del male“. Parla così al Corriere della Sera Sabrina Quaresima, 50 anni, protagonista dello ‘scandalo Montale’, che si definisce “felicemente sposata con un uomo meraviglioso”. Sulle parole dello studente che l’ha tirata in ballo per una presunta love story la dirigente è netta: “Forse lui le ha messe in giro per vantarsi con gli amici? Non lo so, ma qualcuno poi può aver fomentato la cosa. Ma non c’è stato nulla di nulla con il ragazzo, posso giurarlo davanti a chiunque. Mi sono rivolta ad un legale e chiarirò tutto anche con l’ufficio scolastico regionale ma in questa scuola non mi hanno mai visto di buon occhio, fin dal primo momento. Il sistema su cui si reggeva la vecchia dirigenza non mi convinceva. Ma all’inizio non ho cambiato nessun ruolo perché volevo prima rendermi conto della situazione generale. Ho sbagliato“.
Quanto ai genitori del ragazzo, che la dirigente ha conosciuto quando “era rappresentante di istituto in surroga, perciò abbiamo parlato diverse volte durante il periodo dell’occupazione”, Quaresima spiega di non aver mai avuto contatti con loro, mentre “i genitori del comitato, che si sta costituendo, invece sono venuti a parlarmi e mi hanno dato il loro appoggio”. Solidarietà e sostegno arrivato anche “da molti dei docenti, che sono dalla mia parte”.
Quanto alle scritte sui muri del liceo, Quaresima spiega così perché all’inizio non ha denunciato: “Erano frasi così generiche e non volevo dare tanta importanza ad un gossip. Alla terza scritta ho denunciato alla Procura, si tratta di un bene dello Stato e non potevo permettere che venisse deturpato: ma se restavo zitta era perché non aveva senso giustificarmi per qualcosa che non era successo, significava ammettere una colpa che non avevo”.
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