Caro Travaglio,

fin qui tutti i miei appelli a raccontare quel che sai sul caso Consip sono andati a vuoto. Ci conosciamo da tanti anni. So che non sei un tipo distratto e che difficilmente ti sfugge qualche informazione che riguarda il tuo lavoro. Mi ricordo un viaggio di un quarto di secolo fa in Israele, eravamo cinque giornalisti, e tu, anche se eri un ragazzino, eri di gran lunga il più informato di tutti noi più anziani. Una volta, col pulmino del governo sul quale viaggiavamo, entrammo nella città di Ness Ziona, e noi non sapevamo neppure dove ci trovassimo: tu ci spiegasti che si trattava di una antica città della parte centrale del paese, che contava 28 mila abitanti e che era governata dai laburisti. Il bello è che era vero.

Dunque non credo che ti possano essere sfuggite le intercettazioni sul caso Consip che riguardano Il Fatto: riferiscono di un colloquio tra due altissimi dirigenti della Consip i quali dicono che occorre mettere a punto una strategia per il Fatto Quotidiano, e poi precisano che di questa strategia si sta già occupando una società specializzata. Sono giorni che ti chiedo se ci dici cosa sai di questa strategia, se fu messa a punto, in cosa consisteva, se avvantaggiò o danneggiò il tuo giornale, se condizionò o no la tua linea sullo scandalo Consip. Nessuna risposta. Tu mi dirai: ma scusa, a te che ti frega?

Un po’ mi frega. Per due ragioni. La prima è che l’editore del mio giornale (al quale tengo, diciamo un po’ come tu tieni a Davigo) è stato coinvolto nel caso Consip, accusato di aver brigato per avere degli appalti, mentre da quella intercettazione di cui stiamo parlando risulta che, al contrario, i vertici Consip ebbero l’ordine di togliergli gli appalti che aveva legittimamente vinto. E questo è uno dei motivi per i quali vorrei sapere bene cosa si dissero, e magari cosa dissero a voi del Fatto, quei due dirigenti.

Poi c’è un secondo motivo. Ne ho già accennato: la trasparenza. Tu spesso ci hai spiegato che la bussola del tuo giornalismo è quella: la trasparenza. Benissimo. Una intercettazione come quella che abbiamo riportato giorni fa sul Riformista richiede trasparenza. Per me è molto difficile pensare che ci sia qualcosa di men che limpido nella tua condotta e nel modo di comportarsi del tuo giornale (che è il più forcaiolo d’Europa ma non è certo torbido) di fronte alle pressioni dei vertici Consip. Però,
sai com’è, alla fine uno viene preso dai dubbi. Perché non risponde? – mi chiedo: devo pensar male?

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.