“Ho avuto grandi responsabilità nella Chiesa cattolica. Tanto più grande è il mio dolore per gli abusi e gli errori che si sono verificati durante il tempo del mio mandato nei rispettivi luoghi. Ogni singolo caso di abuso sessuale è terribile e irreparabile. Alle vittime degli abusi sessuali va la mia profonda compassione e mi rammarico per ogni singolo caso”. Così il Papa Emerito, Benedetto XVI, scrive in una lettera rispondendo al rapporto sugli abusi sessuali commessi dai preti a Monaco tra il 1945 e il 2019.
Sono almeno 497 le persone vittime di violenza sessuale da parte del clero dell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga. È questo il risultato di un rapporto commissionato dalla diocesi tedesca allo studio legale Westpfahl Spilker Wast. Secondo gli esperti che hanno lavorato al rapporto 247 vittime sono maschi e 182 femmine: il 60% dei ragazzi colpiti aveva tra gli otto e i 14 anni. Le persone coinvolte negli abusi sessuali come artefici sono almeno 235, fra cui 173 preti, 9 diaconi, 5 referenti pastorali, 48 persone dell’ambito scolastico.
A fare scalpore è stata la notizia del presunto coinvolgimento di Joseph Ratzinger, vescovo dal 1977 al 1982, poi diventato Pontefice nel 205 come Papa Benedetto XVI fino alle clamorose dimissioni del 2013, restando poi ‘Papa emerito’. Ratzinger viene accusato in particolare di comportamenti erronei e lacunosi in almeno in quattro casi durante il periodo in cui era vescovo dell’arcidiocesi di Monaco e Frisinga: il futuro Pontefice non avrebbe fatto nulla contro i religiosi accusati di abusi. Accuse negate dal Papa emerito, oggi 94enne, che ha smentito “rigorosamente” la sua responsabilità.
La risposta di Joseph Ratzinger è datata 6 febbraio. È corredata da un video nel quale in lingua italiana e tedesca è Georg Gänswein, suo segretario particolare, a leggere il testo. E contiene un’analisi di quanto accaduto a Monaco scritta dai suoi collaboratori, gli esperti di diritto canonico e diritto alla libertà di espressione Stefan Mückl, Helmuth Pree, Stefan Korta e Carsten Brennecke.
Sono loro a dire – dopo le scuse del Papa emerito e dopo l’ammissione della partecipazione di Ratzinger a una riunione nel 1980 in cui si parlò di un prete abusatore accolto in diocesi – che Benedetto “non era a conoscenza né del fatto che il sacerdote X fosse un abusatore, né che fosse inserito nell’attività pastorale”. E ancora che il Papa emerito non era a conoscenza di altri casi di abuso: “La perizia non fornisce alcuna prova in senso contrario”.
Ratzinger nel suo testo ammette di aver sbagliato a dire che non aveva partecipato alla riunione del 1980. “Questo errore, che purtroppo si è verificato, non è stato intenzionalmente voluto e spero sia scusabile”, spiega. “Ho già disposto che da parte dell’arcivescovo Gänswein lo si comunicasse nella dichiarazione alla stampa del 24 gennaio 2022”. Ma, continua, “mi ha profondamente colpito che la svista sia stata utilizzata per dubitare della mia veridicità, e addirittura per presentarmi come bugiardo. Tanto più mi hanno commosso le svariate espressioni di fiducia, le cordiali testimonianze e le commoventi lettere d’incoraggiamento che mi sono giunte da tante persone”.
“Ben presto mi troverò di fronte al giudice ultimo della mia vita. Anche se nel guardare indietro alla mia lunga vita posso avere tanto motivo di spavento e paura, sono comunque con l’animo lieto perchè confido fermamente che il Signore non è solo il giudice giusto, ma al contempo l’amico e il fratello che ha già patito egli stesso le mie insufficienze e perciò, in quanto giudice, è al contempo mio avvocato”. Così Benedetto XVI nella Lettera dopo il dossier sugli abusi nella diocesi di Monaco. “In vista dell’ora del giudizio mi diviene così chiara la grazia dell’essere cristiano. L’essere cristiano mi dona la conoscenza, di più, l’amicizia con il giudice della mia vita e mi consente di attraversare con fiducia la porta oscura della morte”, confida Joseph Ratzinger.
Il Papa emerito lancia un messaggio alla Chiesa che troppo spesso ‘dorme’ di fronte ai problemi. “Sempre più comprendo il ribrezzo e la paura che sperimentò Cristo sul Monte degli Ulivi quando vide tutto quanto di terribile avrebbe dovuto superare interiormente. Che in quel momento i discepoli dormissero rappresenta purtroppo la situazione che anche oggi si verifica di nuovo e per la quale anche io mi sento interpellato”, scrive nella Lettera dopo il dossier sugli abusi nella diocesi di Monaco.