Nel Sì e No del giorno del Riformista spazio al dibattito su Elly Schlein e l’invito ad Atreju declinato. Giusta la decisione? Favorevole Marco Cacciotto (docente universitario di Marketing Politico), contrario Aldo Torchiaro, giornalista del Riformista.

Di seguito il commento di Marco Cacciotto

Vi ricordate quando Veltroni nella campagna elettorale del 2006 si rifiutava di nominare il suo avversario? Quello fu un clamoroso errore di comunicazione che partiva da un assunto corretto: il centrosinistra deve liberarsi dell’antiberlusconismo come elemento unificatore. Il risultato non fu quello desiderato: non riuscì a mobilitare il suo elettorato ed allo stesso tempo la scelta non apparve coerente con la volontà di creare un sistema politico differente; un sistema dove gli avversari politici si confrontano anche duramente, ma non si delegittimano a vicenda. Il progetto di Veltroni rimase incompiuto così come l’idea di un partito a vocazione maggioritaria.

A prima vista la rinuncia di Elly Schlein di partecipare all’evento annuale di Atreju rientra nella stessa dinamica e ha permesso a Giorgia Meloni di evocare il nome di Bertinotti come esempio di avversario politico che non ha paura di confrontarsi su un terreno sfavorevole, sia che si tratti di un evento organizzato da un partito dell’altro schieramento sia che si tratti di una partecipazione ad una trasmissione televisiva ai tempi di proprietà del leader del centrodestra. Tuttavia allo stato attuale di cambio di posizionamento del Partito Democratico, la scelta ha una sua logica. Come scrissi all’indomani della sua elezione, si trattava dell’occasione per far assumere al Partito Democratico una identità chiara e caratterizzante che era mancata a lungo. Finita l’era del partito a vocazione maggioritaria o piglia-tutto (secondo la definizione di Otto Kirchheimer), si trattava di capire se sarebbe nato un partito “classico” che guarda indietro e ad esempi passati o innovativo e legato ai modelli di successo del ventunesimo secolo.

A favore della scelta della segretaria democratica vi è una coerenza con l’idea di un partito che delinea una identità più precisa e che si ricompatta. Quasi sempre per ottenere quell’obiettivo i messaggi sono negativi, necessitano di un “nemico” e di un pericolo rappresentato dalle scelte politiche dell’altro schieramento. Non dimentichiamo che la costruzione del consenso passa da una combinazione di storie che hanno la funzione di esercitare una più efficace comunicazione con la propria comunità.
I politici di maggior successo, infatti, creano entusiasmo attorno a se stessi e sentimenti negativi nei confronti degli avversari (sia che si tratti del carattere, dei principi, della competenza o dell’associazione a personaggi poco amati). Per ottenere questo obiettivo bisogna “raccontare una storia” che sia inserita in una narrativa coerente. In questo momento Elly Schlein è occupata a trovare una connessione emotiva e valoriale con un elettorato che non aveva gradito lo spostamento verso il centro del Partito Democratico.

Tutto da dimostrare se questo posizionamento oltre a recuperare voti a sinistra e tra gli astensionisti sia sufficiente a costruire una maggioranza alternativa al centrodestra. Se il nuovo Partito Democratico aspira a tornare al governo non può che partire dai numeri. E non solo dai numeri suoi, ma da quelli raggiungibili insieme ai possibili alleati. Non dimentichiamoci che da sempre l’area di centro destra è più ampia di quella di centro sinistra e la comunicazione di mobilitazione della propria area politica non è sufficiente se il centrodestra resta unito.

A quel punto Elly Schlein potrebbe trovarsi di fronte alla necessità di fare scelte comunicative diverse per ampliare la base elettorale del suo partito e raggiungere nuovi target tenendo sempre presente la necessità di trovare il giusto equilibrio tra cognizione e vicinanza emotiva: come sostengo nel mio libro “Il nuovo marketing politico”, uscito con Il Mulino, il posizionamento si basa sulla costruzione di una immagine del leader (legata a elementi emotivi) e l’elaborazione di una proposta programmatica su tematiche sociali ed economiche. I due aspetti non si escludono, possono essere usati contemporaneamente o in tempi diversi. Quello che fa la differenza sono la credibilità, la coerenza e che siano pertinenti rispetto agli elettori che si vogliono raggiungere. A quel punto anche la partecipazione ad Atreju potrebbe assumere una valenza diversa rispetto ad oggi ed essere fortemente consigliabile.

Marco M. Cacciotto

Autore

Docente Universitario di Marketing Politico