L'editoriale
Schlein ha smantellato il PD e oggi ha un partito spaccato in due

Ha ragione Elly Schlein, e non scherzo affatto. Due anni fa è diventata leader del PD su una linea di chiara discontinuità rispetto al passato. E con una certa determinazione ha portato avanti lo smantellamento dell’impianto politico e culturale del PD precedente.
Dal salario minimo per legge al referendum contro il jobs act, da un’idea radicale di transizione ecologica alla centralità delle tematiche dei diritti, fino ad una politica migratoria basata esclusivamente sull’accoglienza e alla declamazione della pace come totem assoluto, tutte le sue scelte hanno configurato un partito con un profilo fortemente di sinistra, distante da quell’equilibrio incerto e indistinto (e parecchio doroteo) che è inciso nella storia del partito e dei suoi vecchi gruppi dirigenti.
Ad essere oggettivi, il lavoro della Schlein non ha ancora raggiunto risultati effettivi. Salvo la riconquista fisiologica di qualche amministrazione locale e qualche punto in più per ora visibile solo nei sondaggi, la sua strategia del campo largo – con il PD cerniera tra M5S e centristi – è del tutto franata, e dunque al momento non vi è alcuna possibilità che il partito torni a governare con le prossime elezioni politiche. Per questo l’unica strada che ora può percorrere è strutturare un partito del 20-25%, con una nuova classe dirigente e programmi radicali e massimalisti, in attesa di tempi migliori. In questa direzione andava la scelta dell’astensione a Bruxelles su ReArm Europe. Per la Schlein sarebbe andato tutto bene, ma l’anno scorso proprio lei aveva deciso di parcheggiare nel Parlamento europeo una certa quantità di avversari interni – espressione del vecchio PD, parecchi di orientamento vagamente riformista – che ieri le hanno rovinato la festa.
Così oggi la segretaria si ritrova con un partito spaccato in due. Nella manifestazione di sabato prossimo i militanti la festeggeranno comunque, dicendole caldamente “resisti, tieni duro” e prendendosela con i dieci traditori (erano undici, ma la vecchia volpe Lucia si è sfilata per tempo) che hanno votato a favore della von der Leyen. Mentre le dieci anime belle che hanno dato un voto di dignità e serietà, continueranno a non contare niente.
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