La classifica di Scopus
Scienziati italiani bocciati: “Crisi in mano ai più scarsi del mondo”
La coincidenza curiosa è che tra quelli meno quotati ci siano diversi virologi tra i più presenti in televisione. Il database di ricerca scientifica Scopus, fondato nel 2004 dalla casa editrice Elsevier di Amsterdam, ha valutato attraverso il punteggio denominato H-Index il prestigio e l’autorevolezza degli scienziati coinvolti nell’emergenza coronavirus. Una valutazione che tiene conto dei titoli, delle pubblicazioni, del numero di citazioni che queste pubblicazioni hanno ottenuto nel tempo, come scrive Franco Bechis su Il Tempo. E per quello che riguarda gli esperti italiani spiccano due aspetti: i professori più presenti nei media raramente hanno un punteggio alto; quelli più in alto nella classifica non sono consulenti del governo e sono poco presenti in televisione.
Scopus è costantemente aggiornato e offre oltre 25.000 articoli provenienti da più di 5.000 editori internazionali e oltre 400 milioni di pagine web a carattere scientifico. Il suo sistema di valutazione contempla una mediocrità che si assesta sui 50 punti e un’autorevolezza solida sopra gli 80. I primi italiani sono: Alberto Mantovani dell’Humanitas con 167 punti, Giuseppe Remuzzi dell’Istituto Mario Negri a quota 158, Luciano Gattinoni dell’Università di Gottingen a 84. Tutti e tre compaiono poco (o comunque molto meno di altri) in televisione e non sono consulenti del governo. Mantovani arriva a sfiorare l’eccellenza assoluta, che nella lista è rappresentata da Anthony Fauci, 174 punti. Lo scienziato italo-americano è il consulente della Casa Bianca. Fauci si è spesso scontrato con il presidente Donald Trump che ha spesso sottovalutato la pandemia fino ad affermare la probabile utilità di iniezioni di disinfettante per sconfiggere il virus.
A seguire, tra gli italiani, l’oncologo dell’Istituto Pascale di Napoli Paolo Ascierto (63 punti) che con la sua equipe ha sperimentato il farmaco anti-artrite tocilizumab ed è stato nominato coordinatore del gruppo di ricerca della Regione Campania. E poi il direttore scientifico dello Spallanzani Giuseppe Ippolito (61), Giovanni Rezza (59) dell’Iss e Massimo Galli (51) primario infettivologo del Sacco di Milano. Sfiorano la sufficienza Andrea Crisanti (49) virologo consulente della Regione Veneto e Ilaria Capua (48) direttrice dell’One Health Center of Excellence dell’Università della Florida.
Molto al di sotto della sufficienza i vari Walter Ricciardi (39) consulente del ministero della Salute; Pier Luigi Lopalco (33) ordinario di Igiene all’Università di Pisa e coordinatore delle emergenze epidemiologiche della Regione Puglia; Roberto Burioni (26) virologo del San Raffaele di Milano e ospite fisso della trasmissione di Fabio Fazio Che Tempo Che Fa; Maria Rita Gismondo (22) virologa del Sacco di Milano. Ancora più in basso nella classifica il presidente dell’Istituto Superiore di Sanità e membro del Comitato Scientifico Silvio Brusaferro (21) e Fabrizio Pregliasco (14) virologo dell’Università degli Studi di Milano. In fondo alla lista Giulio Tarro (10), ex primario del Cotugno di Napoli, secondo molti suoi sostenitori candidato al Nobel, che ha ingaggiato recentemente un duello sull’autorevolezza a colpi di tweet con Burioni. Una sfida da bassa classifica, secondo Scopus.
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