“Siamo in attesa che l’azienda si faccia sentire. Restiamo in sciopero fin quando non viene ritirata la decisione della cassa integrazione a zero ore per 50 dipendenti”. Così i lavoratori dello stabilimento Dema Spa a Somma Vesuviana continuano la loro battaglia. Trascorsa l’estate aspettando il responso sul loro futuro, al rientro i 500 operai della società con sede a Somma Vesuviana che lavora nel campo dell’aeronautica, hanno ascoltato la proposta dell’azienda ed è cominciata la bagarre. Se da un lato l’azienda ha scelto la via del silenzio tacendo da giovedì pomeriggio, il giorno successivo i dipendenti hanno dichiarato sciopero ad oltranza. L’ultima decisione è solo la punta dell’iceberg di una condizione che dura ormai da mesi, con i lavoratori in cassa integrazione in attesa di certezze e risposte concrete.

Da venerdì la tensione è alle stelle, con gli operai saliti sul tetto dell’azienda per chiedere il ritiro della decisione che vede 50 lavoratori in cassa integrazione a zero ore. Intanto si attende con impazienza l’incontro al MISE del prossimo 14 settembre in cui si deciderà se verrà accettato di rimodulare il debito secondo la richiesta aziendale, ovvero cinque anni con rate crescenti e non costanti. “Ma ci vuole un intervento politico perché manca una norma che lo permetta”, specificano i lavoratori e i sindacati. La situazione è degenerata da giovedì, quando il management dell’azienda ha comunicato un ulteriore calo produttivo che significa più ammortizzatori sociali.

Il gruppo societario Dema Spa soffre di una grossa crisi industriale già da tempo, la pandemia da coronavirus di certo non ha aiutato mettendo in ginocchio il settore aeronautico.  La vertenza dell’azienda riguarda gli stabilimenti di Brindisi, Benevento e Somma Vesuviana, ma è soprattutto quest’ultima a risentirne possedendo il maggior numero di dipendenti. Le segreterie provinciali dei sindacati di Fiom, Fim e Uilm non hanno mancato di scrivere in una nota la loro apprensione per la situazione in cui versano i lavoratori: “Siamo fortemente preoccupati del futuro produttivo e occupazionale della fabbrica è necessario che tutte le istituzioni, a partire dalla Regione, per salvaguardare un tessuto industriale già duramente colpito, intraprendano azioni necessarie a tutelare il patrimonio del nostro territorio”.