L'intervista al sindaco di Ravenna
Sciopero balneari, la ricetta di De Pascale: “Indennizzo per i concessionari e regole chiare per le evidenze”
Oggi ombrelloni chiusi per due ore sulle spiagge italiane. Prima azione “simbolica” delle associazioni del settore balneare contro il governo sull’applicazione della direttiva Bolkenstein. Gli imprenditori chiedono un equo indennizzo: temono di perdere la propria concessione con le gare previste nei prossimi mesi. Ne parliamo con Michele De Pascale, sindaco PD di Ravenna.
Lei conosce bene la realtà delle spiagge della Romagna. I balneari fanno bene a protestare?
«La protesta è giustificata: le associazioni dei balneari da diversi anni lavorano con i governi che si sono succeduti per raggiungere una sintesi. Con Draghi erano arrivate molto vicine alla soluzione. Poi sono state scavalcate a destra da Fratelli d’Italia e Lega che, in campagna elettorale, hanno proclamato: “No alle evidenze pubbliche, scavalcheremo la Bolkenstein”. Il governo Meloni ha annullato il lavoro fatto da Draghi e i più estremisti hanno preteso il rinnovo delle concessioni per sempre».
Quindi la richiesta di indennizzo è legittima…
«L’indennizzo è una giusta battaglia dei concessionari uscenti: se ricevo una buonuscita sono più incentivato a fare bene il mio lavoro. E poi c’è gente che ha fatto mutui o si è venduta la casa per fare questo investimento. Che uno difenda la sua impresa è legittimo».
Solo colpa della destra al governo? O i balneari hanno qualche responsabilità?
«I governi di destra, da Tremonti in poi, hanno sempre promesso l’uscita dalla Bolkenstein. Ma chi ha creduto a quelle promesse ha delle responsabilità. Chi ha continuato a credere alle false promesse invece di lavorare concretamente alla soluzione ha sbagliato».
Ma qualcuno non ha abboccato alle promesse…
«Certo, è successo che i balneari più riformisti si sono visti prima insultati quando hanno dato la disponibilità a trovare delle soluzioni e ora si ritrovano a brancolare nel buio perché non c’è chiarezza sulle regole».
Come dovrebbe funzionare la gara?
«Si parla di gara non di asta: quindi non vince chi mette un euro in più, ma si deve fare una valutazione più ampia che comprende il merito della proposta. Nel nostro comune, per esempio, abbiamo già fatto delle evidenze pubbliche (procedure amministrative per selezionare un fornitore di servizi, ndr) premiando il merito dei progetti».
È questa la ricetta?
«Sì, bisogna fare delle buone gare pubbliche con valutazioni basate sul merito e sugli investimenti previsti. Prima di tutto nell’interesse dei territori che possono così offrire migliori servizi. L’offerta della Romagna si basa sulla qualità dei servizi e sul rapporto qualità-prezzo. La spiaggia romagnola è per tutte le tasche: accessibile per le famiglie e appetibile per chi cerca il lusso. Se si fa una buona legge che permetta evidenze pubbliche fatte bene il nostro territorio potrà garantire dei buoni servizi. Viceversa, senza indennizzo l’imprenditore protesta e senza una chiara regolamentazione il comune di Ravenna non riesce a fare le gare».
E ora che succede?
«Ora c’è il rischio che una sentenza del tar costringe tutti a fare le evidenze in un colpo solo, senza adeguate preparazione. Ecco qual è il risultato delle promesse che non si possono mantenere».
Che cosa significa essere riformisti sulla Bolkenstein?
«Significa essere realisti. Tanti balneari non sono favorevoli, ma capiscono che bisogna trovare una soluzione. Già nel 2009-2011 ero assessore al turismo a Cervia e arrivammo all’unica soluzione possibile: indennizzo per i concessionari e regole chiare per le evidenze. I riformisti sono stati prima di tutto i sindaci e i balneari più disponibili: coloro che vogliono trovare una soluzione ragionando sui contenuti e sugli strumenti possibili. Ma sono stati anche quelli più bastonati».
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