A pochi mesi dalle elezioni la Lega è scossa da un terremoto. Una scissione – forse non solo episodica – va a scalfire la proverbiale granitica compattezza del Carroccio. A farsene carico è il Comitato Nord voluto da Umberto Bossi per predicare il ritorno alla Lega delle origini. Lo strappo si consuma in quel Palazzo Lombardia, sede della Regione, dove ieri tre consiglieri hanno voltato le spalle a Matteo Salvini. I tre dissidenti sono Roberto Mura, Federico Lena e Antonello Formenti che ieri hanno annunciato la nascita di un loro gruppo autonomo.

Al momento sembrano intenzionati a mantenere l’appoggio ad Attilio Fontana, che in questi cinque anni hanno sempre sostenuto. Ma le incognite aperte da una scissione sono sempre tante. La Lega è all’anagrafe “Lega per Salvini premier”, un partito personale che ha legato indissolubilmente le sue sorti a quelle del leader. Gli occhi dei maggiorenti leghisti non rigorosamente salviniani sono tutti puntati sugli esiti della scissione. Resta da capire se l’uscita dei bossiani in vista delle imminenti regionali potrà portare a un cambio di strategia nel momento in cui dal centrodestra esce Letizia Moratti. I tre esponenti uscenti la appoggeranno? Un altro leghista, Giammarco Senna, era uscito per primo la settimana scorsa per unirsi al gruppo di Italia Viva.

L’uscita dei tre ha ieri ridotto da 31 a 27 il numero di consiglieri del Carroccio in aula, anche se rimarrebbero – almeno Mura, Lena e Formenti – nella galassia del centrodestra: fonderanno il gruppo consiliare del Comitato Nord a ridosso del perimetro leghista, pronti ad accogliere nuovi transfughi. Se per rimanere fedeli a Fontana o per sostenere Moratti, è presto per dirlo. Ma il giorno della verità si avvicina: l’appuntamento per le elezioni regionali del Lazio e della Lombardia è stato fissato dal Cdm di ieri, con una data prolungata: si voterà anche lunedì 13 febbraio fino alle 15 e non solo nella giornata di domenica 12 febbraio. Se la Lombardia dovrà fare i conti con la novità di Comitato Nord, anche nel Lazio lo schieramento favorito vede un riposizionamento, e in parte un ripensamento: Sinistra Italiana, il partito che fa capo a Nicola Fratoianni, strappa con i Verdi Europei di Bonelli e abbandona il candidato del centrosinistra Alessio D’Amato. “Non staremo con il Pd e Calenda. Per un’incompatibilità su elementi portanti e un profilo politico a guida Calenda che sostiene Alessio D’Amato”, ha detto ieri il segretario regionale di Sinistra Italiana, Massimo Cervellini.

La palla passa al Partito Democratico. Per ora tra i dem, impegnati nella fase precongressuale, il dibattito è tutto tra Stefano Bonaccini e Elly Schlein. Ieri a vantaggio del primo si è schierato anche Matteo Ricci. L’asse appenninico che univa la Toscana di Nardella all’Emilia di Bonaccini si rafforza infatti con le Marche di Ricci. Diventa un tridente. Il sindaco di Pesaro si sfila dalla corsa a cui molti lo avevano già iscritto: darà una mano alla candidatura del governatore emiliano. E la sua collocazione alla sinistra di Bonaccini è di quelle che cambiano i pesi in campo. Perché se una parte della sinistra Pd, soprattutto quella romana di Goffredo Bettini e Nicola Zingaretti aveva reso noto il sostegno a Ricci, è adesso nei fatti che questo sostegno si tradurrà in voti in più per la mozione centrale.

“Lui ha la sua piattaforma – ha detto durante una conferenza stampa a Pesaro noi mettiamo a disposizione le nostre idee, il nostro programma in dieci punti, per spostare la barra più a sinistra”. Ma Ricci chiede anche di “far andare davvero avanti i sindaci”. Il sindaco di Pesaro ha ricostruito il suo percorso verso le primarie, fatto di incontri sui territori in tutta Italia, andando a cena dalle famiglie, “andando a parlare con i delusi”. “Noi al momento siamo terzi – ha spiegato – e il meccanismo delle primarie non lascia spazi. A Bonaccini ho detto che le primarie a due sono pericolose, perché rischiano di divaricare”. Bonaccini inaugura oggi il suo tour dei 100 comuni. Parte da Bari dove sarà sul palco con il governatore pugliese Michele Emiliano e il sindaco Antonio Decaro.

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.