Dopo l’ ok alla Camera per Commissione di inchiesta
Scomparsa di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, il fratello Pietro: “Ecco da dove devono ripartire le indagini”
Il caso della scomparsa di Emanuela Orlandi, così come quello di Mirella Gregori, sono due misteri l’Italia in 40 anni non ha mai risolto. Per le famiglie delle due ragazze scomparse a Roma nel 1983 si accende un nuova speranza: con un voto all’unanimità è stata approvata la proposta di legge che istituisce la Commissione bicamerale d’inchiesta con l’obiettivo di fare luce, a 40 anni di distanza, sulla scomparsa delle due ragazze. Con 245 sì su 245 votanti, ora il testo passa al Senato che sarà chiamato ad esprimersi.
“Ci sono state altre proposte di legge ma è la prima volta che si arriva a questo punto, di essere votata”, ha commentato a caldo Pietro Orlandi, che a gennaio ha ottenuto anche la riapertura del caso in Vaticano, sebbene abbia raccontato di aver chiesto più volte di essere ascoltato senza mai riuscirci. “Sento le istituzioni vicine – scrive sui social -. Sono molto fiducioso che si possa arrivare alla verità”. Si tratta di una “possibilità dopo tanti anni, dopo la chiusura dell’inchiesta nel 2016, che ci sia questa volontà di fare chiarezza su questa storia. Che non riguarda solo la scomparsa di questa ragazzina, ma anche tutto quello che si è mosso intorno a questa vicenda, dai depistaggi, agli interessi anche politici, agli apparati dello Stato che spesso non hanno avuto comportamenti chiari“, come riportato dall’Ansa. E proprio verificare eventuali “ostacoli o ritardi”, oltre a stabilire la “dinamica” delle scomparse, figura tra i compiti che avrà la nuova commissione, una volta insediata. “Speriamo già a fine aprile”, l’auspicio di Pietro Orlandi.
“Ho percepito la volontà di fare chiarezza su questa storia e la mancanza di quella sudditanza psicologica che riscontravo qualche anno fa nei confronti del Vaticano”, ha continuato Pietro Orlandi che era in aula con i familiari di Mirella Gregori al momento del voto. Alla fine, un grosso applauso diretto a loro da parte dei parlamentari. Pietro Orlandi sente che il clima ora è cambiato: “Nell’arco di questi 40 anni spesso ho incontrato ambienti della politica e come sentivano la parola ‘Vaticano’ facevano un passo indietro. Adesso quella cosa non c’è più. Da destra a sinistra sembrano avere un unico pensiero: l’Italia è uno Stato laico e non può continuare a subire questo comportamento da parte della Santa Sede e la mancanza di chiarezza su questa storia che va avanti da 40 anni”.
Non sa se questo significherà certamente una svolta però di una cosa è certo: “Una commissione Parlamentare si può muovere non dico come una Procura ma quasi. E siccome la volontà c’è io penso che qualcosa di buono sicuramente uscirà. Anche perché molte persone che sono state coinvolte in questa storia, a partire dal magistrato Capaldo che si è occupato dell’inchiesta, mi ha detto di essere disponibili a ripetere esattamente le cose come sono andate. Percepisco un’attenzione, una voglia di giustizia, perché il messaggio che cerco di portare avanti è quello di non accettare mai passivamente l’ingiustizia”.
Secondo quanto riportato da Dire, in esclusiva per Tag24 il fratello di Emanuela, ha raccontato l’emozione vissuta e cosa si aspetta adesso: “Siamo molto soddisfatti, mi ha fatto piacere ovviamente la votazione favorevole all’unanimità. Ho notato una grande vicinanza da parte delle Istituzioni, come mai era accaduto prima. Ho sentito l’affetto vero in quel lungo applauso che tutta l’Aula ha rivolto noi. È stato davvero commovente”. Un mistero vero e proprio che avrebbe coinvolto personaggi importanti, dal Vaticano alla Banda della Magliana, motivo per il quale, secondo Pietro, tanti testimoni avrebbero evitato di parlare in questi anni: “Alcuni dei colpevoli forse non ci sono più – ha detto – ma questo non significa che non si debba arrivare a capire chi è stato. Io considero colpevoli anche tutti coloro che sono a conoscenza di qualcosa e hanno evitato di parlare e di aiutarci in tutti questi anni”. “Abbiamo fatto numerose istanze per essere ascoltati dai promotori di giustizia in Vaticano. Siamo in possesso di nuovi elementi che abbiamo raccolto da soli, dall’archiviazione del 2016 ad oggi, ma non ci hanno mai voluto ascoltare. Il 9 gennaio – ha continuato Pietro – hanno aperto un’inchiesta interna al Vaticano e noi il 10, tramite avvocati, abbiamo fatto richiesta di essere ascoltati. Sono passati due mesi e mezzo e per ora abbiamo ricevuto solo silenzio assoluto. In mano abbiamo prove interessanti, degli screenshot che coinvolgono persone vicine a papa Francesco e volevamo almeno poter comunicare i nomi così da avere la loro versione dei fatti, ma niente, non vogliono sapere”.
Pietro non si è mai arreso. Da dove ripartire? “Dalla fine secondo me. Ho incontrato tante persone in questo periodo, il Presidente della Camera, del Senato, il sottosegretario di Stato Mantovano – ha detto il fratello della Orlandi – e ho raccontato ciò che abbiamo scoperto. Non dovrebbero esserci ostacoli in Senato e la commissione potrebbe essere costituita già per la fine di aprile. Si deve ricominciare da quello che è successo in Procura. Dall’ammissione del Vaticano di essere a conoscenza di qualcosa di importante e dal fascicolo consegnato a Capaldo, contenente i nomi di chi aveva responsabilità. Lui chiese addirittura la restituzione dei resti del corpo di Emanuela. Sono cose gravissime perché le disse pubblicamente e Pignatone, che finito il mandato venne promosso da papa Francesco a Presidente del Tribunale Vaticano, gli tolse l’inchiesta nel 2012 per poi arrivare all’archiviazione. Sono i primi che andrebbero ascoltati, insieme ai due emissari del Vaticano, l’ex comandante della Gendarmeria Giani e il suo vice Alessandrini. Mi ha fatto piacere che questo sia emerso anche nelle discussioni in Aula poiché ne ha parlato più di un Deputato. Negli anni passati – ha aggiunto Pietro – percepivo che le Istituzioni avessero sudditanza psicologica nei confronti del Vaticano. Oggi per la prima volta è stato diverso. I discorsi in Aula sono pubblici, e oggi non hanno avuto alcun timore. Sono passati 40 anni ed è ancora uno dei misteri dello Stato Italiano. Ci sono state troppe intromissioni anche da parte di Stati esteri e questo può significare solo che c’è qualcosa che va oltre la semplice scomparsa di Emanuela”.
“Io e la sorella di Mirella, Maria Antonietta, siamo convinti che non ci sia un legame tra le due ragazze, se non quello con il terrorista Ali Agca. L’importante – ha concluso Pietro – è che se ne parli e che si mantenga alta l’attenzione su queste due storie. Lei vorrebbe che si potesse riaprire presso la Procura un’inchiesta sulla scomparsa di sua sorella a prescindere da Emanuela. Io ho fatto dei documentari su rapimenti di questo tipo e mi sono occupato anche di Mirella. Sono uscite fuori delle storie strane che non tornano e andrebbero approfondite. Questa ragazza è scomparsa e non si è più saputo nulla, come è possibile?”.
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