A ridosso dell’inizio del nuovo anno scolastico è utile e giusto fare una riflessione su quanto la Milano che si innova a suon di grandi balzi in avanti, nella sua identità urbana, così come nelle sue caratteristiche produttive, possa contare su una formazione scolastiche che vada di pari passo. Una domanda che ha ancora più senso se si guarda con lucidità alle differenze del territorio metropolitano, nella sua complessità. La scuola non solo istruisce, ma forma, all’interno di un corpo sociale che si fonda anche su quanto essa stessa è in grado di produrre in termini di atteggiamento delle nuove generazioni.

La difficoltà di intercettare una generazione

Vi si giocano identità, potenzialità, capacità e ambizioni, così come disillusione e marginalità. E poi la congiunzione tra le famiglie e la società strutturate, il luogo dive le differenze dovrebbero iniziare a costituire patrimonio utile e non distanze destinate a consolidarsi se non aggravarsi. Un breve viaggio ci dice che le difficoltà sono evidenti, ma che la città può andare incontro alle criticità. Ci dice anche che forse si deve cominciare affidandosi più che ad una narrazione ambiziosa di obiettivi lavorativi alla rivalutazione di una sostanza culturale che diventi patrimonio sul quale fondare innovazioni, idee e progetti. Sullo sfondo rimane anche per una realtà come Milano, la difficoltà di intercettare una generazione che rischia di chiudersi in sé, senza distinzione tra periferie e centro metropolitano.

Ambrogio

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